Due vocazioni sempre vive

Per il 25° di Ordinazione sacerdotale don Valerio e don Adriano ci raccontano la loro storia

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«Il Signore rifarebbe tutto ciò che ha previsto per la mia vita» |

Don Valerio Bersano (in foto qui sotto) è stato ordinato sacerdote il 10 giugno 1995. Già parroco a S. Maria di Castello, oggi è diventato segretario nazionale del Pontificio opere missionarie. «Il mio è un servizio, non è un semplice incarico. Più si serve e più il Signore ci riempie la vita, perché siamo grandi quando serviamo» inizia a raccontarci don Valerio. A 25 anni dalla sua Ordinazione chiediamo di raccontarci di più di questa vocazione.

Don Valerio, dove è nata la sua vocazione?
«Sicuramente all’interno della mia famiglia e della comunità parrocchiale di Felizzano dove sono cresciuto. La vocazione è proprio un mistero… non mi sento di poter attribuire a qualcuno in particolare questa mia scelta».

Quando ha sentito questa forte chiamata?
«Ero ancora un bambino e avevo questo forte desiderio. Poi con gli anni questo desiderio è divento certezza, così dai 18 anni la mia consapevolezza è cresciuta sempre più. In questo devo dire che la comunità del seminario mi ha aiutato molto a fare discernimento».

Come ricorda quel 10 giugno del 1995?
«Un giorno di festa per la chiesa di Alessandria. Non ho mai avuto la sensazione che fosse solo una giornata per me. Intanto perché eravamo in tre a ricevere questo dono, e poi perché questo dono lo si comprende veramente solo se vissuto con lo stile comunitario».

A distanza di 25 anni quali emozioni prova?
«Mi rendo conto, sempre più, che il Signore dà delle cose più grandi di noi, nonostante le nostre povertà. A distanza di 25 anni provo una grande gratitudine, sento di aver ricevuto un dono che non devo tenere solo per me, ma è da condividere. Poi quello che Lui mi ha donato in questi anni sono i tanti contatti con laici e preti, sia in Italia che all’estero attraverso il mondo missionario».

Ecco, l’aspetto missionario come ha influito sulla sua vocazione?
«Devo dire tantissimo. Già a partire dagli anni di seminario ero quello che leggeva le riviste missionarie e mi tenevo in contatto con alcuni missionari, che negli anni ci hanno fatto visita. La missionarietà è stata la maestra attraverso i vari percorsi. Poi l’esperienza in missione ha aiutato ancora di più la mia vocazione. Non tutto è andato bene, ma devo dire che tutto è servito. Molte volte è riduttivo dire: “È andata bene o è andata male”. Tra un po’ lo potrò dire se è davvero andata bene. Per ora dico che anche le situazioni difficili e faticose si sono dimostrate occasione di crescita».

Rifarebbe tutto da capo?
«(Sorride) Se guardo i miei limiti non so rispondere. Se guardo quello che il Signore ha fatto finora, forse direi che Lui rifarebbe tutto ciò che ha previsto per la mia vita».

Cosa suggerisce a chi vuole fare questo grande passo?
«Direi di cercare di leggere la volontà del Signore sulle due strade che la Chiesa ci indica sempre: da una parte la Parola di Dio e dall’altra gli incontri personali, le cose che accadono nella nostra famiglia e nella nostra comunità parrocchiale. Proprio nella parrocchia possiamo fare il primo, e più importante, discernimento».

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