Cesare Tinelli, centauro di lungo corso
Cesare Tinelli, classe 1939, ci aspetta all’interno del Santuario, nella parte dedicata agli “ex voto” di motociclisti e Centauri che hanno ringraziato la Madonna per una particolare grazia. «Abito a Casalbagliano dal 1960, ma sono nato in un bel paese delle colline tortonesi, Sarezzano. Sono un appassionato motociclista, e mi trovo qui grazie ai tanti amici del Motoclub con cui mi diverto a fare parecchi giri in moto. Attualmente, la mia due ruote è una Suzuki» racconta Tinelli.
Tinelli, addosso le vediamo una speciale medaglia. Ce la racconta?
«Sì, me l’hanno data nel motoraduno di El Espinar, in Spagna. Si tratta di una medaglia che mi hanno consegnato non per motivi personali, ma anagrafici (sorride). Ero la persona più anziana che rappresentava i Centauri in quel raduno. Tra andata e ritorno, ci siamo fatti 3.500 chilometri abbondanti. Sempre in moto, in compagnia, con colleghi e amici di tanti Motoclub».
Da dove nasce questa sua passione per la moto?
«È nata sin da subito, da bambino. A 11 anni, quando non c’era nessuno a casa, fregavo lo scooter di mio padre (sorride). Poi ho continuato con la moto, ho smesso solo per qualche periodo negli Anni 60, perché avevo preso la prima macchina. Ma ho ripreso e ci salgo tutt’oggi. È un amore che continua, spero per parecchi anni ancora».
Perché ci si appassiona alle due ruote?
«È una passione innata, come per lo sci o per altre attività. Una cosa che ognuno ha dentro di sé».
Quali sensazioni prova?
«Dà delle sensazioni molto varie. Dalla contentezza stupenda, fino al rischio di spaventarsi. Perché, succede, viaggiando, che in certi momenti si possano correre dei rischi».
I Centauri sono persone disciplinate. Possiamo dirlo?
«Nella maggioranza sì. Il vero centauro lo deve essere. Poi i Centauri sono tanti, e si trova di tutto».
Il viaggio più bello in moto?
«Il più bello? Non saprei, ce ne sono tanti. Ricordo quello a Capo Nord, ma anche in Irlanda. Poi porto nel cuore un viaggio in Nordafrica con un’agenzia che organizza viaggi in moto. Adesso non mi aggrego più, perché probabilmente non mi accetterebbero per l’età (sorride)».
Cosa rappresenta per lei la Madonnina dei Centauri?
«È difficile spiegarlo… un qualcosa che ognuno sente dentro, non è facile da raccontare…».
So che lei ha chiesto qualcosa in particolare alla Patrona dei motociclisti.
«Sì, ho avuto un bruttissimo incidente, anni fa, e me la sono cavata molto bene. Subito dopo, sono venuto al Santuario e ho parlato con Lei. Mi sono emozionato, come mi emoziono ancora adesso… Sono cose davvero personali. Ricordo di aver detto alla Madonnina: “Se è merito Tuo, ti ringrazio. Se era destino che dovesse andare così, ti ringrazio comunque”».
Dalla sua grande esperienza, che cosa si sente di dire a un giovane Centauro?
«Di godersi il mezzo, ma con serietà. Non strafare, perché non è mai il caso. La moto è una bellissima passione, e va vissuta come ognuno di noi la sente, in un modo educato anche verso gli altri».
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