“La testa e la pancia” di Silvio Bolloli
Il calcio segue alcune regole, sia pure non scritte, ma ben precise: quando non è possibile cambiare un’intera formazione e i risultati latitano, la caduta della testa dell’Allenatore è quasi una legge matematica, pressoché ineludibile. Questo è quanto accaduto in casa Alessandria: Fabio Rebuffi mai aveva convinto appieno, anche perché era alla prima esperienza nel professionismo, ma l’incapacità di pesare adeguatamente la squadra per via della pochezza tecnica ed esperienziale degli uomini nella prima parte del Campionato, unitamente ad alcuni auto-revisionismi che avevano fatto ben pensare, anche in termini di autocritica e di capacità di correggersi, avevano inizialmente indotto i più ad un giudizio discretamente positivo nei confronti del Mister le cui scelte avevano iniziato a suscitare qualche perplessità solo verso la fine del decorso anno solare. Tra gennaio e febbraio è però tutto cambiato perché l’intervento (che può anche essere definito intelligente) della Società sul mercato, con tre giocatori d’esperienza e tre giovani (due in particolare) interessanti, ha dato prova della volontà di chi sta dietro la scrivania di mettere a disposizione dell’Allenatore una rosa in grado di giocarsi, con non disprezzabili chance, la salvezza. Tuttavia, a dispetto di ciò, il rendimento della squadra è addirittura peggiorato, con la penuria di un punto racimolato nelle ultime tre partite e i Grigi in affanno anche con formazioni che, in fin dei conti, potevano essere alla loro portata. E così, con il pubblico che, per la prima volta, ha iniziato a mugugnare anche nei confronti di chi scende in campo è divenuto chiaro che l’avvicendamento in panchina non potesse essere evitato. Necessario, dunque, sì: sarà sufficiente?