Fare giustizia non è voltarsi dall’altra parte

L’editoriale di Andrea Antonuccio

Care lettrici, cari lettori,

su Voce della prossima settimana affronteremo la drammatica situazione dell’Emilia-Romagna. A modo nostro, senza polemiche: cercando, nel fango, la fede. Sì, perché tutto quello che accade ci richiama sempre a Chi ci dà (o ci toglie, come in questo caso) quello che abbiamo: si chiama “memoria”, e in certe situazioni è davvero un compito difficile.

Su questo numero, invece, apriamo con una intervista del nostro Alessandro Venticinque a don Gottfried Ugolini, sacerdote impegnato sul fronte della lotta alla pedofilia nella Chiesa. Una lotta, umana e cristiana, che ha due caratteristiche: la prima è l’accoglienza della vittima, che trova magari dopo tanti anni il coraggio di vincere la vergogna e denunciare il proprio aguzzino. Ci ha detto don Gottfried: «Questa cultura del nascondere, coprire e far tacere è ancora in atto […] Le vittime si sentono ancora percepite come coloro che disturbano e denigrano la Chiesa. Ci sono tante belle parole, però mancano interventi decisi e prese di posizione chiare».

In seconda battuta c’è il tema, spinoso e controverso, del “recupero” del pedofilo che abusa (consacrato o laico, comunque all’interno della Chiesa). Questa parte dà fastidio: come si fa anche solo a pensare di “riammettere” (come è stato fatto anche in un recente passato) chi commette certe nefandezze? Risponde don Ugolini: «Mi sta a cuore rispettarlo e considerarlo come fratello in un cammino di conversione e riabilitazione: ma questo cammino deve essere reso trasparente e verificabile. Egli è responsabile per il reato commesso ed è chiamato ad assumerne le conseguenze morali e giuridiche, canoniche e civili».

La giustizia cristiana, quella vera: una misericordia che ricrea, non una condanna inappellabile. Ma nella trasparenza e nella chiarezza. Altrimenti “essere misericordiosi” in un attimo diventa sinonimo di “voltarsi dall’altra parte”…

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