Parlano Franca Limosani, Marianna Mantovan e Giuliano Muscatello
A pochi giorni dalla fine del pellegrinaggio diocesano a Lourdes, che si è svolto dal 30 giugno al 5 luglio, vi riportiamo alcune testimonianze dall’Oftal alessandrino. Tra chi frequenta il Santuario da parecchi anni, chi è alla prima esperienza e chi torna dopo tanto tempo.
Franca Limosani (foto a fianco), 73enne di Bosco Marengo, ha lavorato come infermiera pediatrica all’ospedale infantile e da diversi anni va in pellegrinaggio a Lourdes con l’Oftal come dama: «Con questo sono 30 anni consecutivi di pellegrinaggio. La prima volta è stata una chiamata, ma è così sempre: quando arrivo a gennaio mi sento scarica, ma andando sotto la Grotta mi ricarico. Da sempre mi dico che sono nata per gli altri, e gli altri devo aiutare. Speriamo di continuare così».
Franca ci racconta l’esperienza appena trascorsa: «Quest’anno è stato faticoso, perché ho fatto il viaggio in pullman. Poi, arrivati là, c’è da fare il servizio e darsi da fare: è veramente bello. I nostri ammalati sono sempre contenti, non smettono mai di ringraziare e noi vogliamo stare accanto a loro. Tutto questo è davvero commovente».
Tra le immagini commoventi, Franca ne ricorda una: «Mi ha toccato questa coppia, marito e moglie, che ho aiutato durante il pellegrinaggio. La signora mi ha guardato con due occhioni, in un modo così amorevole, e non mi ha più lasciata andare. Continuava a dirmi “grazie”, perché ho fatto dei servizi per lei, che aveva tanto bisogno. E li ho fatti come se fosse una missione, non un lavoro. Per me, quella signora è stata come una nonna, una mamma e un’amica con cui ci siamo fatte tante confidenze».
Se dovesse invitare un giovane a partire con l’Oftal? «Lourdes è un posto che va provato. Ai giovani dico di venire, ne abbiamo bisogno e anche per loro è un’esperienza da fare. Andare in pellegrinaggio è una cosa indescrivibile, non riesco a dire tutto quello che ho provato e ho nel cuore».
Infine, Franca ci racconta le sue intenzioni di preghiera, portate sotto la Grotta: «Alla Madonna ho sempre chiesto per la mia famiglia: per me non chiedo mai niente, quello che il Signore mi manda l’ho sempre accettato. Ho perso mio marito 13 anni fa, dunque ho sempre più tempo da dare alla mia famiglia e agli altri. Chiedo per loro e per chi ha bisogno. Ma quando arrivo davanti a Lei, la prima cosa che faccio è dire “grazie”».
Tra chi ha vissuto il primo anno di servizio c’è Marianna Mantovan (foto in basso), 17 anni, scout di Valenza, che racconta: «Dopo un anno di Green car, ho accettato la proposta dei miei capi scout. All’inizio ero incerta, ma mi sono innamorata del luogo e di questo percorso».
Marianna racconta i primi momenti e il suo particolare compleanno vissuto a Lourdes: «Poco prima della partenza mi è stato comunicato che avrei fatto servizio. L’emozione si faceva sentire, ma sono riuscita subito a fare amicizia e instaurare delle relazioni con gli ammalati e il personale. Il giorno seguente, ho festeggiato il mio compleanno in quel luogo così significativo. Abbiamo fatto Messa, accompagnando i malati nel passaggio alla Grotta: è stato tutto molto particolare. A volte, nel giorno del proprio compleanno, ci si sente con gli occhi puntati addosso, ma a Lourdes non è accaduto questo: nonostante fosse il “mio giorno”, mi sono accorta che era il giorno da dedicare agli altri».
Quella di Lourdes è un’esperienza significativa anche per il suo cammino: «Per il mio percorso da scout i punti cardine sono servizio, strada, comunità e fede: in questa esperienza sono stati toccati e colmati tutti. A Lourdes il nostro vicino viene trattato come se trattassimo noi stessi: un punto che fa parte del nostro spirito scout» spiega Marianna, che poi ricorda uno dei momenti più toccanti del pellegrinaggio: «Una sera, finito il servizio, insieme ai ragazzi della Green car siamo andati al santuario e abbiamo parlato del pellegrinaggio. E sentire i ragazzi più giovani tirare fuori cose profonde, mi ha segnato. Poi c’è stata la Messa delle 22.30, c’era una quiete incredibile: ho avuto modo di stare davanti alla Grotta in serenità e pace, e ho sentito tutta la fede che c’era in quel luogo».
Infine, la giovane scout ci racconta che cosa ha chiesto nella sua preghiera: «Per prima cosa, la salute dei miei cari. Poi ho ringraziato la Madonna, chiedendoLe di avere ancora l’opportunità di vivere queste esperienze, per capire dov’è il mio posto nel mondo. Se non fossi andata a Lourdes non avrei potuto ricevere questa visione di vita. Per cui, Le chiedo di comunicare a Dio che continui il suo piano per me nel mondo. Perché quello che ha in serbo per la mia vita credo sia molto intrigante (sorride)».
Dopo 18 anni di assenza, invece, è tornato a Lourdes come barelliere Giuliano Muscatello (nella foto insieme a Emilio, che è al 50° pellegrinaggio con l’Oftal), 60 anni: «Ho cominciato ad andare a Lourdes piuttosto tardi, a 34 anni. Poi dal 2007, per impegni, non sono più riuscito a tornare. Fino a quest’anno. Ho trovato molti cambiamenti: 18 anni fa c’erano ancora i treni, con un numero maggiore di persone. Oggi l’autobus divide i gruppi ed è difficile fare comunità con le persone sugli altri mezzi. Però, al di là di questo, il senso del servizio non cambia: mi colpisce sempre la pazienza e la serenità con la quale gli ammalati affrontano la loro situazione. Stare seduto per 13 ore sul pullman, senza lamentarsi, non è semplice. Anche in questo hanno tanto da insegnare a noi che abbiamo la fortuna di poterci muovere».
Per Giuliano è stato come tornare indietro nel tempo: «Sono rimasto incantato per tutti i giorni del pellegrinaggio, rivivevo l’atmosfera di tanti anni prima. È stata una grande gioia. Come dicevo a un mio amico: “Io so che devo andare a Lourdes, e quando vado sto bene”. È un bisogno che gli oftaliani hanno dentro, ma non è una questione egoistica: “Faccio questo perché devo chiedere un favore alla Madonna”. No, c’è il desiderio di andare e condividere il pellegrinaggio con l’Oftal e gli ammalati. Senza loro niente avrebbe senso. E non so se sono gli ammalati che hanno più bisogno, o sono i pellegrini che hanno più bisogno di aiutare (sorride)».
Poi Giuliano racconta del suo legame con Maria: «Sono nato l’11 febbraio (prima apparizione della Vergine a Bernadette, ndr), il mio legame con la Madonna è forte. A Lourdes ho trovato un luogo pieno di grazia, in cui credenti e non credenti si avvicinano a questo servizio: donarsi per ricevere. Quando sono di fronte alla Grotta, o accendo le candele, rimango quasi in concentrazione, prego, ma senza qualcosa di specifico. Con la fiducia che la mia preghiera porti cose buone, non solo a me, ma a tutti quelli a cui sto pensando e a tutti coloro che mi hanno affidato le loro intenzioni di preghiera». Infine, il barelliere conclude con un’immagine significativa del pellegrinaggio: «Ho ancora negli occhi un abbraccio fortissimo scambiato con un giovane ammalato che da sempre vive sulla carrozzina. Ci siamo abbracciati come se ci conoscessimo da sempre, per una grande amicizia. E così come tutti gli sguardi, sorrisi e gentilezza che abbiamo scambiato tra pellegrini e malati. Quel ragazzo si chiama Andrea, lo ringrazio ancora».