Speciale Settimana sociale/4: parla Giorgio Ferrazzi
Giorgio Ferrazzi (il primo, nella foto, da destra), classe 1990, è primo animatore di comunità del Progetto Policoro, al termine del suo mandato triennale iniziato nel 2019. Era a Taranto come delegato per la nostra Diocesi, con uno sguardo rivolto agli impegni futuri.
Giorgio, cosa ti porti a casa dalle Settimane Sociali di Taranto?
«Partendo mi aspettavo l’ennesimo convegno che lascia il tempo che trova. Ma non è stato così. È sicuramente difficile far trasparire il clima di Chiesa che abbiamo vissuto in quei pochi giorni. Porto a casa l’immagine delle tante persone che hanno voglia di mettersi in gioco, in prima persona, per produrre un cambiamento, a partire dai propri territori. Sebbene molti discorsi fossero di respiro globale, abbiamo trovato numerosi stimoli anche per la realtà alessandrina. La vera sfida è tenere fede a ciò cui siamo chiamati, senza cedere a facili compromessi. Senza lasciarsi scoraggiare dal “tanto io, da solo, non posso fare niente”».
Per te, che cosa ha a che fare la fede con l’emergenza climatica?
«Bella domanda… purtroppo, sempre più spesso, anche all’interno della Chiesa si sente parlare di transizione ecologica. Già nella Laudato si’, papa Francesco però parla di una vera e propria conversione. Credo che questi due termini, transizione e conversione, rappresentino la differenza tra un approccio più “politicamente corretto” di una graduale transizione che non scontenti nessuno, e una conversione, unica vera soluzione all’emergenza che stiamo vivendo, che parte dal cuore e che non può essere alimentata se non dalla fede. Rimanendo nell’ottica di custodi di un Creato che non è di nostra proprietà, ma che ci è affidato».
Cos’ha da dire questo evento alla nostra comunità diocesana?
«Mi ha colpito la testimonianza delle “Mamme No Pfas” di Vicenza, le quali si battono per difendere la salute delle proprie famiglie dall’inquinamento delle falde acquifere da parte dell’industria chimica. Le sostanze perfluoroalchiliche, il Pfas, appunto, sono composti polimerici utilizzati per l’impermeabilizzazione dei tessuti e i trattamenti antiaderenti. Oggi, in Italia, non esiste una normativa che regoli le emissioni ambientali degli scarti di questi prodotti: nel vicentino sono stati riscontrati valori stratosferici nel sangue dei bambini e dei ragazzi che abitano in quelle zone. Con le dovute proporzioni, questa esperienza risuona in una realtà industriale vicina a noi. E allora noi dobbiamo capire se il profitto a breve termine viene anteposto al bene comune».
Come è possibile rispettare il Creato nel nostro piccolo?
«Si tratta di “custodire”, non solo di “rispettare”. In questi anni ho scoperto il cosiddetto “Voto col portafoglio”, ovvero come anche le nostre scelte di acquisto e di vita abbiano un impatto politico. Se ciascuno di noi, insieme con le nostre comunità, comincia ad attuare quella conversione di cui parla papa Francesco possiamo fare la nostra parte. A partire, per esempio, da ciò che compriamo o dal nostro fornitore di energia elettrica. Può sembrare poco, ma è l’inizio di ciò che ci viene chiesto: fare la nostra parte».
Alessandro Venticinque