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Oggi è nato per noi il Salvatore!

COMMENTO AL VANGELO – «Il popolo che camminava nelle tenebre ha visto una grande luce». Sono queste parole del profeta Isaia che annunciano la nascita del Messia. La notte di Natale è una notte diversa da tutte le altre: tutti sono riuniti attorno a un bambino appena nato. Il Vangelo di Luca scrive così di quella notte: «C’erano in quella regione alcuni pastori che, pernottando all’aperto, vegliavano tutta la notte facendo la guardia al loro gregge».

Sono parole che potremmo oggi applicare anche alla nostra vita. Anche noi, infatti, siamo intenti alle “nostre greggi”, alle “nostre cose”, siano esse fonte di gioia o di stanchezza, semplici o complesse, liete o dolorose. Anche noi, a Natale, mentre siamo molto occupati con le nostre faccende, riceviamo improvvisa la parola dell’Angelo: «Non temete: ecco, vi annuncio una grande gioia. Oggi, nella città di Davide, è nato per voi un Salvatore, che è Cristo Signore». È questo il compimento di tutte le profezie, delle promesse che Dio ha fatto al suo popolo, agli uomini di ogni tempo, a noi.

Ogni circostanza della nascita di Gesù si presentava come sfavorevole. Per Maria, non poter partorire nel proprio paese, nella propria casa, come di solito avveniva, era una circostanza dolorosa. Maria e Giuseppe non avevano neppure trovato un alloggio a Betlemme. Erano venuti per il censimento, ma a Betlemme non c’era posto per questa povera coppia, con una donna incinta e prossima partorire. La nascita di Cristo, diventa così un segno di umiltà, di povertà, di affidamento a Dio in una situazione estrema. Ma d’altra parte, ci dicono le Scritture, questa nascita è anche un segno grandioso, com’era stato annunciato dai profeti.

Aspetti contrastanti, umiltà e gloria, che si manifestano in tutta la vita di Gesù e oggi anche nelle parole dell’Angelo i pastori: «Troverete un bambino avvolto in fasce, adagiato in una mangiatoia». Si tratta di un segno paradossale: il Messia, il Cristo Signore viene nel mondo e si mostra come un bambino povero, che non ha nemmeno una culla ma giace in una mangiatoia per animali. Così, in questo modo, il disegno di Dio si compie, dentro circostanze infelici. Fin dall’inizio Gesù mostra che non è venuto a reclamare potere umano, con maestà e forza, ma è venuto a servire la nostra povera esistenza umana, a condividere la sorte difficile delle persone umili e povere. Tutto questo suscita in noi speranza grande: quel Bambino, che ha scelto la nudità di una mangiatoia, quasi volesse prendere a schiaffi la nostra superficialità o il nostro benessere, ha preso su di sé la nostra sorte, la nostra vita e abbiamo davvero vicino a noi l’Emmanuele, il Dio-con-noi, fattosi uomo per accompagnarci nel nostro cammino e salvarci.

don Stefano Tessaglia

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