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Il mistero della Trinità

Dio ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio unigenito

Dal Vangelo secondo Giovanni

Commento al Vangelo di Domenica 11 giugno 2017
Santissima Trinità

Alcuni misteri che la fede chiede di accogliere rimangono a volte solo scritti nei grandi volumi di teologia o predicati con linguaggi incomprensibili dai sacerdoti. Uno di questi misteri che rischia di fare questa fine è quello della SS. Trinità. Quante volte si risponde con un devoto “amen” alle invocazioni trinitarie, ma si è compreso pienamente chi è Dio?

È come avere un bellissimo fiore reciso conservato in una scatola: lì da vedere nella sua bellezza, ma senza vita.

Le pagine della Parola di Dio di questa domenica sono tutt’altro che “senza vita”. La proposta liturgica spiega Dio non togliendolo dalla vita del mondo, ma ricordando al credente che Dio è presente da sempre nella vita dell’uomo tramite una dinamica di amore.

L’esperienza di Israele dopo il peccato del vitello d’oro e la scoperta innovativa di un Dio misericordioso e pietoso è un richiamo allo stile amoroso di Dio, le parole conclusive dell’Apostolo Paolo nella sua seconda lettera ai Corinzi, ci richiamano allo stile amoroso di Dio e le parole di Cristo a Nicodemo sono inondate di amore.

Dio è amore. Dio è amore già al suo interno: Padre, Figlio e Spirito Santo vivono una dinamica di amore che si riversa sul mondo.

L’amore divino si rivela in due modi.

Amore come dono: “Dio ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio unigenito…”. Dare senza aspettare altra ricompensa che nel regno dei cieli: questo è lo stile di vita di coloro che scelgono il Vangelo come modello. Come il Padre ha dato il Figlio, il Figlio ha dato lo Spirito e lo Spirito da la forza della testimonianza.

Amore come perdono: “Il Signore è un Dio misericordioso e pietoso, lento all’ira e ricco di grazia…”. Ecco chi è Dio! Forte come un Padre e dolce come una Madre. È un Dio innovativo, originale, è tutto amore per i suoi figli. Il perdono non è un atto formale, ma un percorso da apprendere. Il perdono non potrà cambiare molto il passato, ma migliora sempre il futuro.

L’amore di Dio, Padre, Figlio e Spirito Santo, non s’improvvisa, non è semplice adattamento, massificazione, comunionismo.

Gioia, santità, incoraggiamento e pace

L’amore che ci insegna Dio Trinità domanda ai credenti cristiani alcuni atteggiamenti fondamentali.

Primo, la gioia che è beatitudine di chi ha Dio dentro di sé, di chi ha incontrato Cristo “gioia di risurrezione”. Secondo, la santità che è itinerario di perfezione di ogni battezzato, percorso di avvicinamento a Colui che è santo. Terzo, l’incoraggiamento vicendevole che è ingrediente molto raro nelle relazioni sociali piuttosto alimentate da pregiudizi, gelosie e antagonismi.

Quarto, la pace che è colore interiore riflesso sul grigio del mondo.

Solo dopo aver interiorizzato questi atteggiamenti del cuore, della mente e della vita, il Dio dell’amore e della pace dimorerà nel cuore dei credenti cristiani.

La grazia di Gesù, l’amore di Dio e la comunione dello Spirito sono nei credenti ogni volta che la loro vita è a immagine della vita trinitaria: vita di comunione e apertura al mondo.

Il cristiano generato dall’amore di Dio, Padre, Figlio e Spirito Santo, diventi generatore contagioso di amore.

Qualora non fosse così è ora di reinventare l’amore.

don Giuseppe Di Luca

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