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Vescovo Guido – Abbiate il coraggio di fare un’esperienza viva di comunità

Eccellenza, chi è Dio per i giovani?
«I giovani di oggi hanno un’idea di Dio molto più vaga rispetto ai giovani delle generazioni precedenti. Questo ovviamente chiede da parte nostra un impegno nella testimonianza e nell’annuncio. Tuttavia questo impegno non si rivela più difficile rispetto al passato: se una volta le generazioni avevano un’idea più chiara di Dio, avevano anche delle pre-comprensioni che rendevano più difficile l’adesione profonda di fede. I giovani di oggi mostrano inoltre meno preclusioni: quando si trovano di fronte a un annuncio credibile e coerente la loro adesione è pronta, semplice».

Perché sono importanti i giovani per la Chiesa?
«La sfida pastorale rappresentata dai giovani è la cartina al tornasole della capacità profetica della Chiesa. Il profetismo infatti consiste nel saper leggere la Parola di Dio in relazione alle condizioni attuali: quale pastorale, se non quella giovanile, manifesta l’attitudine profetica della Chiesa?»

Ha incontrato giovani che sono passati da una idea totalmente vaga e nebulosa di Dio a un’autentica adesione di fede nella vita?
«Sì, ne ho incontrati diversi che mi hanno colpito per la loro freschezza e apertura. Di fatto hanno cambiato del tutto l’impostazione della loro vita di fronte a un annuncio che hanno ritenuto credibile. Mi viene in mente un giovane approdato nel gruppo della pastorale giovanile di Genova per interessi affettivi. Nella mia esperienza pastorale ho visto spesso il Signore arrivare al cuore dei giovani passando per questa strada! Il suo atteggiamento era alquanto distaccato e scettico, l’atteggiamento di uno che non vuole lasciarsi coinvolgere come spesso capita di constatare oggi. Tuttavia, dopo un certo periodo di tempo, si è sentito spiazzato dal fatto che vedeva intorno a sé giovani vitali e felici che servivano i poveri, si formavano e pregavano, tutto con grande intensità. Questo passaggio però oggi, non essendo prevalentemente intellettivo-teoretico, chiede il calore di una comunità, per cui la credibilità e coerenza dell’annuncio passa, come del resto dovrebbe essere secondo il Nuovo Testamento, dalla testimonianza di una comunità».

Perché il Papa è così seguito e amato dai giovani?
«Perché è il papa. Dal punto di vista ecclesiologico e sociologico si è portati a credere che i giovani amino il Papa perché è quel papa: Francesco, Benedetto, o Giovanni Paolo II… in realtà, sorprendentemente, anche per molti osservatori qualificati all’interno della Chiesa si è constatato che dopo Giovanni Paolo II le Giornate Mondiali della Gioventù sono continuate in modo estremamente coinvolgente, anche con papa Benedetto XVI, che per la sua timidezza e il suo stile era mediaticamente meno comunicativo del suo predecessore. Perciò dico che i giovani seguono il papa perché è il papa. Il fatto invece che giovani non vicini alla Chiesa possano apprezzare un pontefice più di un altro non comporta che lo seguano effettivamente».

Che cosa vuol dire il Vescovo ai giovani?
«Ai giovani che già sono nella Chiesa voglio dire che devono avere il coraggio di fare un’esperienza viva di comunità: è questa che attira altri giovani e li provoca a voler conoscere una Bellezza che intravedono, come rispecchiata, nei loro occhi. Agli adulti dico la stessa cosa, aggiungendo che i giovani vedono in noi e nelle nostre comunità dei difetti che noi difficilmente siamo in grado di scorgere. Per questo si rende necessaria una buona dose di capacità autocritica, una libertà di potersi mettere in discussione per diventare veramente accoglienti. Ai giovani lontani dico: “Venite e vedrete!”».

a cura di Carlotta Testa

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