Raoul Kouame, seminarista della nostra diocesi nato 34 anni fa in Costa d’Avorio, è stato ammesso agli ordini sacri, durante la Santa Messa di venerdì 29 marzo celebrata da monsignor Guido Gallese, in apertura delle “24 ore per il Signore”. Ci siamo fatti raccontare il suo cammino, dai primi passi in Africa fino all’arrivo in Italia e ad Alessandria.
Raoul, cosa vuol dire essere ammesso agli ordini sacri?
«È il passo in cui il candidato esprime il desiderio di proseguire il cammino della sua vocazione. Il vescovo mi ha accolto e presentato a tutta la Chiesa alessandrina».
Sensazioni a caldo dopo la celebrazione?
«Ero molto emozionato perché sono arrivati alcuni amici della parrocchia di San Giuseppe di Monza, e un mio carissimo amico di Valenza. Volevo ringraziare quelli che hanno partecipato spiritualmente e fisicamente alla celebrazione. Ringrazio il vescovo, i miei superiori e i preti della diocesi. Il cammino continua e mi lascio guidare dalla parole dell’omelia del vescovo: “Lasciarsi trasformare da Cristo, perché Lui è Maestro. Solo Lui chiama e solo Lui trasforma, e quando chiama sa dare gli strumenti per rispondere a questa chiamata”».
Ma la tua vocazione dov’è nata?
«Sono nato in una cittadina ivoriana di 200 mila abitanti. Da piccolo avevo il desiderio di diventare prete, frequentando spesso la Chiesa. Mi affascinava la vocazione missionaria: il dono di evangelizzare e di donarsi per il Vangelo. Una scelta che mi ha motivato per partire e donarmi per il Vangelo. E così ho cercato di capire questa vocazione, facendomi aiutare dai padri delle missioni africane. Poi ho conosciuto il Pime (Pontificio istituto missioni estere, ndr), che opera in 16 paesi del mondo, e mi sono laureato in filosofia. E così, proseguendo la mia formazione, nel 2010 sono arrivato in Italia. Qui ho studiato a Roma e poi sono entrato in seminario a Monza».
E lì che cosa è successo?
«È successo che dopo gli studi e il cammino di discernimento ho avuto un periodo di “deserto”. E quindi mi sono trasferito a Suardi, in provincia di Pavia, e ho lavorato in una cooperativa come educatore di minori stranieri e ragazzi che hanno avuto problemi con la giustizia. L’esperienza fuori dal seminario mi ha fatto toccare con mano il senso del servizio. Un periodo che mi ha permesso di riflettere anche sul dono: una testimonianza di Amore, un dono a Dio e alla Chiesa».
Poi sei arrivato qui…
«Nel periodo di “deserto” vivevo a Valenza e davo una mano a don Franco Farenga, parroco di Sant’Antonio, che mi ha aiutato molto. Dal punto di vista spirituale mi ha dato una mano anche don Luciano. Un anno fa ho deciso di venire ad Alessandria per iniziare il cammino propedeutico insieme con gli altri ragazzi».
Adesso cosa ti aspetti?
«Adesso svolgo servizio nella parrocchia di Sant’Alessandro e curo la preparazione al catechismo. Io sono nelle mani del Signore e obbedisco alla Sua volontà. Il mio desiderio, che ho espresso al vescovo, è rispondere alla chiamata del Signore. Per questo lascio che Egli parli attraverso i miei superiori».
Alessandro Venticinque