Vivere un’esperienza di profonda unità
Carlotta Testa, responsabile della Pastorale giovanile e vocazionale della nostra diocesi e organizzatrice del Cammino di San Marco.
Carlotta, che cosa significa per te “mettersi in cammino”?
«Per me mettersi in cammino è fare esperienza di vita: la fatica, gli ostacoli, la natura, l’attesa e la gioia dell’arrivo alla meta. Il cammino del pellegrino è indubbiamente l’occasione per stare su di sé, per vivere un’esperienza di profonda unità con i compagni di viaggio, per allontanarsi dal rumore della vita quotidiana e recuperare il senso dei propri passi».
Il Cammino di San Marco è un frutto delle attività che la Pastorale giovanile ha svolto in questi anni?
«Senza dubbio il Cammino è in continuità con le attività estive degli ultimi anni di Pastorale giovanile, in cui abbiamo volutamente proposto esperienze di cammino nello stile semplice del pellegrino. Ricordo per esempio la Croazia in bicicletta, il Cammino di Santiago, la via Francigena da La Verna ad Assisi e il Cammino sull’Alta Via dei Monti Liguri. È chiaro che l’interesse di queste proposte non si concentra sulla parte agonistica e fisica, tutt’altro: vuole essere l’occasione per proporre ai giovani un’esperienza fuori da quanto sono abituati a vivere abitualmente. Abbiamo inoltre la fortuna di avere un pastore, monsignor Gallese, che accompagna da alcuni anni fisicamente e spiritualmente i giovani partecipanti».
Da dove è nata l’idea?
«È nata in modo molto semplice dalla lettura di un testo, “Racconti di un pellegrino russo”, una delle prime letture consigliate ai giovani dal nostro vescovo dopo il suo arrivo. In alcuni gruppi formativi abbiamo letto insieme il libro ed è maturata nel tempo l’idea di metterci in cammino con uno stile altrettanto semplice. Abbiamo così iniziato con la prima proposta di cammino vera e propria sulla via di Santiago. Nel tempo abbiamo sperimentato come lo stile di questa proposta, seppur nelle fatiche, trova piena accoglienza e adesione da parte dei giovani disposti a fare un’esperienza nuova».
Quanti giovani parteciperanno?
«Il cammino di quest’anno si compone di due parti. Una prima parte di una settimana in canoa sul Po, da Alessandria a Boretto, in provincia di Reggio Emilia. E una seconda, a piedi da Boretto a Venezia. I partecipanti all’esperienza completa sono 10, mentre in totale saremo in 15. Ovviamente accompagnati dal nostro vescovo e dal rettore del nostro seminario diocesano, don Mauro Bruscaini».
Perché l’arrivo a Venezia?
«Questo percorso nasce da un progetto più ampio della nostra diocesi, che desidera realizzare nei prossimi anni una via di cammino permanente da Alessandria a Venezia, e nello specifico alla tomba di San Marco nella cripta della Basilica. Camminiamo dunque dalla nostra Cattedrale dedicata a San Pietro apostolo verso un altro significativo apostolo, San Marco».
Alessandro Venticinque