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Il crocifisso, simbolo di libertà

Angelo Teruzzi, responsabile della Pastorale scolastica diocesana

«Non rappresenta solo l’identità passata, ma indica un compito»

«Il crocifisso in classe? Meglio appendere alla parete una cartina del mondo con dei richiami alla Costituzione». Così aveva commentato il neo ministro dell’Istruzione, Lorenzo Fioramonti (nella foto qui sotto), intervistato a “Un giorno da pecora”, trasmissione di Rai Radio. Come una grandinata, dal mondo dei social e dell’opinione pubblica, sono piovute critiche e accuse sulle parole del ministro. Noi abbiamo chiesto ad Angelo Teruzzi, direttore del Servizio per la Pastorale scolastica e dell’insegnamento della religione cattolica, di dirci la sua partendo proprio dalle parole di Fioramonti.

Professore, che impressione le ha fatto questa dichiarazione?
«Non mi sarei mai aspettato che un ministro della Pubblica Istruzione facesse un’uscita di questo genere, dal momento che è risaputo che ci sono già state almeno due decisioni del Consiglio di Stato, una sentenza della Corte costituzionale e una della Corte europea dei diritti dell’uomo tutte a favore della presenza del crocifisso nelle aule scolastiche. La cui presenza è prevista da leggi italiane, vecchie, ma mai abolite».

Allora come possiamo leggere questa uscita?
«La battuta mi sembra un po’ estemporanea, ma trattandosi del ministro della pubblica istruzione è abbastanza grave. E mi pone la questione del perché qualcuno voglia cancellare la memoria storica del cristianesimo, quasi che il cristianesimo non abbia lasciato nessuna eredità positiva alla società di oggi».

Perché mettere un crocifisso nelle aule della scuola statale?
«Ricordo che al liceo scientifico, anni fa, dopo un’imbiancatura delle aule, non ricomparvero più i crocifissi, ma solo l’immagine del Presidente della Repubblica. Passato qualche tempo la mia collega, la professoressa Seymandi, acquistò lei stessa i crocifissi adatti e li rimise, con l’aiuto dei bidelli, nelle aule. Alla domanda è ovvio che un credente risponda ricordando che il crocifisso è il segno più grande dell’amore di Dio verso l’uomo, e quindi della speranza di salvezza che aiuta a dare senso a ogni momento della vita, anche quelli dell’impegno scolastico. Per tutti, credenti e non credenti, è un simbolo che in qualche modo contiene i valori più autentici della nostra cultura e della nostra storia, come l’uguaglianza, la fratellanza, la libertà, la giustizia, la tolleranza, il rispetto… che si sono espresse nella figura di Cristo. Il suo messaggio può essere valido perché universale. A chi è scettico o indifferente, può darsi che il crocefisso susciti delle domande: in fondo mostra che c’è qualcosa per cui si può anche dare la vita…».

Angelo Teruzzi

Togliere i crocifissi è un atto simbolico?
«È un atto che esprime una volontà di dimenticanza: ciò che siamo oggi viene da un percorso storico in cui molte componenti hanno collaborato, non senza contrasti e difficoltà, a dare forma al nostro essere uomini di una civiltà precisa. Il cristianesimo è un dato che si è posto come forza formatrice, certamente insieme ad altre. Potrei dire che, in questa ottica, il crocifisso non rappresenta solo l’identità passata, ma indica un compito: quali forze vitali della nostra tradizione sono ancora presenti?».

Da ex professore cosa direbbe a Fioramonti?
«Non mi sento di dare consigli. Dopo aver giustificato le assenze degli studenti che hanno partecipato alle manifestazioni promosse da Greta Thunberg, dopo aver proposto la tassazione di merendine e bibite, dopo aver chiesto che vengano tolti i crocifissi dalle aule e sostituiti con carte geografiche, in questi ultimi giorni si sono potuti leggere i tweet offensivi da lui scritti quando ancora non era così importante… La domanda è: ma chi lo ha fatto ministro?».

Alessandro Venticinque

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