Il Vangelo e la biro
La liturgia ci ha riproposto, nelle settimane scorse, la missione degli apostoli. Questi sono inviati da Gesù senza una meta certa ed un riparo sicuro. Dice loro: “Non prendete nulla per il viaggio, né bastone, né sacca, né pane, né denaro e non portate due tuniche” (Lc 9,3). Possiamo quindi affermare, sinteticamente, che la missione non necessita di strumenti troppo sofisticati, ma di persone autentiche, con una qualità di vita tale da irradiare la comunità e i luoghi dove vivono. Non siamo chiamati a comunicare una dottrina ma a portare il Vangelo, la “buona notizia”, che è la persona di Cristo. La formazione è necessaria solo se alimenta una vita evangelica; le strutture sono un aiuto solo se sostengono la testimonianza dei seguaci di Cristo. Seppure in quella parte del mondo ci si debba misurare con parrocchie vaste come il Piemonte, diocesi estese quanto l’Italia, scarsità di preti e strutture il Sinodo per l’Amazzonia, appena concluso, ci ha svelato una esperienza ecclesiale dove i temi teologici sono interconnessi alla vita dei popoli: fede e storia, carità e politica, tensioni geopolitiche e cura della “casa comune”. La Chiesa “in periferia” ha parlato con voce profetica anche a quella del “vecchio continente” ed ha comunicato cammini nuovi nel segno dell’ecologia integrale. Proviamo a ripensare i criteri della nostra missione facendoci aiutare dalle chiese più giovani: con entusiasmo, mettendoci in cammino senza inutili pesi e con la consapevolezza che saremo autentici apostoli solo se prima saremo “stati con Lui” come discepoli.
Roberto Massaro