Intervista al nostro vescovo monsignor Guido Gallese
Eccellenza, siamo in piena emergenza coronavirus. Che facciamo?
«Ci sono momenti in cui essere vescovo è un peso micidiale (sorride)… e questo è uno di quei momenti! Mi ha fatto molto pensare che abbiamo iniziato la Quaresima così, e spero che Pasqua sia una risurrezione per tutti noi. Al di là della raccomandazione di non uscire da casa, che bisogna seguire con convinzione, ci sono poi delle norme antivirus di carattere spirituale di cui ovviamente poco si parla…».
Ce ne parla lei?
«Il virus ha un “impatto” spirituale sull’anima delle persone. Questo impatto è fondamentalmente la paura, che come si sa è il contrario della fede. Nello stesso tempo vedo anche una certa spavalderia, che “usa” la fede quasi come fosse un antidoto al virus».
E non è così?
«No, non è così. Devo ricordare, purtroppo, che se è vero che il Signore ha compiuto, e ancora compie, dei miracoli, li fa in quanto segni, “semeia”, come li chiama San Giovanni nel suo Vangelo. Ovvero le guarigioni fisiche che Gesù faceva erano per accreditarsi presso l’uomo come medico dell’anima. Prima di Gesù, nella società ci si guardava dal male sociale con misure che spesso consistevano in una segregazione, perché non c’erano altre cure. Chi di noi non ricorda l’adagio: “Se una mela è marcia bisogna toglierla dalla cassetta, altrimenti fa diventare marce tutte le altre”? La vera rivoluzione di Gesù è stata quella di aver portato un antivirus che però per noi ha il “difetto” di essere spirituale».
«Per ottenere certi doni di Dio ci vuole la fede, e la fede non si può fabbricare all’improvviso. Se non ce l’hai, devi andare a procurartela…»
Può spiegarci meglio?
«Noi amiamo le cose concrete, materiali, visibili e tangibili. Ma la grande rivoluzione di Gesù, vero medico venuto per i veri malati, cioè per i peccatori, è quella di aiutarci ad alzare il capo verso il Figlio dell’uomo che viene innalzato da terra. Gesù non ci ha voluto salvare con una “deviralizzazione” globale che rendesse il mondo un ambiente sano e sterile dal punto di vista fisico e spirituale. Egli si è occupato solamente della questione spirituale, dietro la quale poi sta anche quella fisica. Non posso dimenticare la preghiera che feci al Signore al capezzale di mia madre appena ricoverata in ospedale (non immaginavo che sarebbe morta in capo a due settimane): “Signore, questa è la mia mamma. Te la affido. Hai presente la tua mamma? Ecco questa è la mia”. Ricordo che quando lo raccontai a mio fratello, lui mi guardò, tacque un attimo e poi mi disse con aria scettica: “Bella preghiera che hai fatto a Gesù!”. Io gli chiesi il perché, e lui mi rispose: “Guarda un po’ come ha trattato sua madre…”. Se ci pensiamo è proprio così: in questo momento noi abbiamo paura, vorremmo essere preservati da ogni problema insieme a tutti i nostri cari. Ma questo, oggi, è demandato perlopiù alla nostra prudenza umana. La guarigione che il Signore è venuto a portarci è quella di non farci devastare dal virus della paura. E questa guarigione arriva con la medicina della fede. È qui che comprendiamo perché l’annuncio principale del cristianesimo è la risurrezione di Cristo: notate bene, non la immortalità di Cristo! La risurrezione, ovvero Gesù che ci porta il dono della vita e ci introduce nella vita, quella vera, quella eterna, proprio morendo. Ed è il mistero della Quaresima. Nella misura in cui noi siamo serenamente consci e certi di questa vita che ci attende, e questa è la fede, rimaniamo immuni dal contagio della paura che il coronavirus induce nei nostri cuori».
Eccellenza, dunque lei non crede nel fatto che il Signore possa liberarci anche dalle malattie fisiche…
«Certo che ci credo! Ma dobbiamo anche ricordare la parabola delle dieci vergini: per ottenere certi doni di Dio ci vuole la fede, e la fede non si può fabbricare all’improvviso. Se non ce l’hai, devi andare a procurartela. Prima di tutto, provando ad alzare lo sguardo e a volgerlo su Colui che hanno trafitto, ritornando a quel mistero che sovrasta la Quaresima: Dio che si è fatto uomo non ha evitato di lasciarsi torturare e uccidere per amore nostro. L’Apocalisse ci ricorda che le epidemie fanno parte dell’ordinarietà della vita, insieme alle guerre e alle carestie, e che ci saranno fino al ritorno del Signore. La vera differenza consiste nel modo in cui noi impariamo a vivere questi eventi. Io mi auguro che la nostra Chiesa cresca nella fede per mezzo della quale tutto diventa possibile, anche il miracolo della guarigione fisica».
Andrea Antonuccio