La scuola ai tempi del Covid-19
Le scuole in Piemonte sono chiuse dal 22 febbraio. Al termine delle festività di Carnevale, infatti, è scattata l’emergenza sanitaria, in Italia e nella nostra Regione. Dopo un momento di stallo iniziale, studenti di tutte le età si sono dovuti organizzare con la didattica a distanza, tra interrogazioni in videochiamata, lezioni (anche al pomeriggio) su piattaforme digitali, e lo “spauracchio” per gli esami. Quello di terza media si è svolto a distanza, con un’interrogazione online; per la maturità, invece, gli studenti hanno fatto ritorno a scuola, con rigide regole di distanziamento, per un’unica prova orale; gli universitari hanno svolto le loro sessioni di esami da casa, in videochiamata da computer. Abbiamo chiesto a tre studenti, a un docente e al prorettore dell’Upo di raccontarci la loro esperienza. Nell’emergenza sanitaria anche il mondo della scuola è stato messo alla prova. E, da settembre, come ripartirà?
Esame di Terza media
Maddalena Ferrarin, 14 anni, ha frequentato l’Istituto “Angelo Custode” di Alessandria e quest’anno ha sostenuto l’esame di terza media. Virtualmente, sulla piattaforma “Meet”. «Sono rimasta a casa più o meno due mesi e mezzo» ci spiega Maddalena. «Le lezioni le ho seguite via Skype, mentre dal sito della scuola scaricavo i compiti».
Maddalena, com’è andato il tuo esame?
«Sono molto soddisfatta, devo dire. Ero molto agitata, ma è andato bene».
Ci racconti come si è svolto?
«Intanto, una premessa: secondo me, fatto in questo modo è stato più semplice. L’esame di terza media, in condizioni normali, prevede scritti e orali, mentre io ho fatto solo gli orali».
C’erano tutti i professori ad ascoltarti?
«Sì, tutti, anche quelli che non ho avuto come insegnanti. E, insieme con loro, anche dei “testimoni”: compagni di classe, o parenti, che si collegavano con il computer e “certificavano” l’avvenuta interrogazione. La mia è durata mezz’ora».
Anche i tuoi compagni di scuola sono stati contenti?
«Ho fatto da “testimone” a due amiche. Entrambe hanno fatto un bell’esame ed erano molto soddisfatte. Insomma: se studi prendi un bel voto… se non studi, non ti puoi lamentare se poi le cose vanno male».
Ti è pesato rimanere chiusa in casa per due mesi e mezzo?
«No, sinceramente non mi è pesato tanto. Sai, credo sia una cosa molto personale: alcuni miei compagni hanno sofferto, perché erano abituati a uscire molto spesso, e comunque molto più di me. A me stare a casa piace, e quindi tutto sommato mi sono trovata bene».
Adesso ti godi le vacanze. E a settembre?
«Io mi sono iscritta al Liceo Artistico di Valenza, e a settembre, in teoria, si dovrebbe tornare a scuola. Oggi però si sa ancora poco di come riprenderà la didattica».
Perché hai scelto l’Artistico?
«Mi piace l’arte, mi piace disegnare, e vorrei fare un lavoro di questo genere. Mi piacerebbe molto diventare fumettista. Cammin facendo si vedrà!».
Esame di maturità
I 460 mila studenti italiani chiamati a dare la maturità hanno svolto un esame senza prove scritte, formato da un’unica prova orale. Riccardo Frisiero, 18enne studente della 5a B dell’istituto superiore Vinci Migliara di Alessandria, è uno dei quasi tremila alessandrini alle prese con la maturità. Con un po’ di emozione (a distanza di sicurezza), venerdì 19 giugno anche Riccardo ha dato il suo esame.
Riccardo, ci racconti come è andata la maturità?
«Entrato a scuola ho aspettato 15 minuti prima che mi chiamassero in classe. Entrando in aula bisognava igienizzarsi le mani, indossare la mascherina e i guanti monouso. Si poteva portare con se un accompagnatore, io ho portato una mia amica. Mi hanno fatto accomodare e ho potuto togliere la mascherina. Infatti, in questo caso, non c’è l’obbligo della mascherina perché si mantengono le distanze di sicurezza. Ci hanno consigliato di non portare fogli di carta stampati, ma una chiavetta dove avevamo all’interno un elaborato sul percorso dell’alternanza scuola-lavoro».
Questo orale ha sostituito anche la parte scritta del normale esame?
«Questo esame è stato sufficiente, perché un alunno non dev’essere valutato soltanto sulla prestazione di un esame, ma sull’intero percorso dei cinque anni. È stato un esame orale di un’ora, ma diciamo che la parte scritta è stata in parte sostituita dall’elaborato della materia di indirizzo, per noi era economia, che andava fatto e spiegato alla commissione».
Come ti sono sembrati i professori: tranquilli o agitati?
«I professori erano tutti abbastanza tranquilli. Nello sguardo di qualcuno, però, si avvertiva un certo timore per la situazione».
Un tuo parere sulla didattica a distanza.
«La didattica a distanza può proseguire nei prossimi anni, ma non potrà mai sostituire la didattica svolta fisicamente in classe. A casa gli alunni hanno più possibilità di distrarsi, possono avere mille scuse per saltare la lezione o copiare. La didattica diventa una valida alternativa solo in situazioni d’emergenza come questa»
Dopo esserti diplomato cosa farai?
«A luglio farò il concorso per diventare vice ispettore di Polizia. In alternativa mi iscriverò al concorso di Guardia di Finanza a febbraio, o per la Polizia di stato a marzo».
Esami universitari
Anna Castellini è una studentessa dell’Uniupo di Scienze Biologiche, al terzo anno. I nostri lettori l’hanno già conosciuta perché è stata intervistata come residente del Collegio Santa Chiara. Anna dal Collegio è tornata a Brescia l’ultima settimana di febbraio, e ha passato lì il lockdown, facendo i suoi esami online.
Anna, come hai vissuto questi esami?
«La piattaforma che abbiamo utilizzato per gli orali è Google Meet. Per gli scritti, ho sperimentato varie modalità. Per esempio, per fisica ho fatto un esame con un gruppo di otto studenti: il professore ha fatto una domanda per ognuno, e noi abbiamo risposto in modalità scritta. Questa settimana farò un altro scritto, che sarà caricato sulla piattaforma Dir, didattica in rete».
Di che supporti tecnologici bisogna essere dotati per poter dare gli esami?
«Un computer sicuramente, e occasionalmente anche un telefono. Per ogni esame si deve avere un collegamento audio e video: i professori possono chiederti “a sorpresa” di condividere lo schermo, per controllare che tu non abbia altri file aperti sul desktop. Ogni professore ha il suo stile: ad alcuni basta l’osservazione video mentre altri chiedono una “connessione di controllo”, ovvero un telefono dietro di te che ti riprende di schiena».
Come ti sei trovata con questa nuova modalità?
«Devo ammettere che all’inizio temevo che mi “saltasse” la connessione, o che ci potessero essere altri inconvenienti tecnici. Poi dopo il primo esame sono stata decisamente più tranquilla. Io per gli orali ho sempre un po’ di ansia, ma sostenere gli esami da camera mia mi mette molto più a mio agio. Per gli scritti però preferisco la modalità in presenza, perché ci sono molti meno passaggi tecnici a cui star dietro: se non capisci una domanda, chiedere al professore su Google Meet è molto più complesso che chiederglielo di persona. Io devo dire di essere stata fortunata: le mie professoresse sono state molto comprensive e “umane”. Se mi saltava la connessione, mi facevano un’altra domanda “di scorta”. Siamo tutti nella stessa barca, in una situazione difficile, sta anche al professore mettere gli alunni a proprio agio».
L’insegnante
«Sono molto soddisfatta della maturità dimostrata dai ragazzi». Così dice Alessandra Giordano, professoressa di materie letterarie, impegnata nella commissione d’esame della classe 5aD del Liceo Scientifico Galileo Galilei di Alessandria. Le abbiamo chiesto qualche impressione a caldo sull’esame di maturità 2020 e sulle modalità attuate contro il coronavirus.
Professoressa Giordano, ci sono state differenze nella preparazione dei ragazzi all’esame rispetto agli anni scorsi?
«A livello didattico non ci sono state differenze per la preparazione rispetto agli anni scorsi. I ragazzi hanno raggiunto la maturità e l’hanno dimostrato nello svolgimento della prova. Certo, l’esame diverso in un momento storico particolare ha lasciato tutti smarriti, docenti compresi. Il 22 febbraio ci eravamo lasciati con gli studenti, per ritrovarci dopo pochi giorni, ignari di quanto sarebbe accaduto. In questi quattro mesi abbiamo lavorato con regolarità utilizzando una piattaforma online consigliata dal ministero. Per essere preparati, noi docenti abbiamo svolto un corso di formazione, anche grazie all’animatore digitale della scuola».
Come si svolge nei dettagli la prova d’esame?
«La prova consiste in una discussione orale divisa in cinque punti. Nella prima parte il candidato espone un elaborato scientifico da lui prodotto, nella seconda analizza un testo letterario, nella terza la commissione presenta al candidato un documento o un’immagine precedentemente scelta dalla commissione stessa e il ragazzo deve creare a partire da tale proposta i collegamenti pluridisciplinari. La quarta parte è l’esposizione del percorso di alternanza scuola-lavoro svolto dal candidato, mentre l’ultima consiste in una domanda di Cittadinanza e Costituzione».
Come vive un docente questo esame di maturità così “particolare”?
«Un esame di maturità dà sempre sensazioni uniche. Con i ragazzi si sono condivisi diversi momenti insieme. La prova d’esame è un’esperienza di formazione continua: non finiamo mai di imparare e crescere, nemmeno noi prof!».
Prorettore dell’Università del Piemonte orientale
Anche per il mondo dell’università questo momento di emergenza sanitaria ha visto numerosi cambiamenti. Tra didattica online, esami orali sulle piattaforme tecnologiche, e un futuro ancora incerto. Abbiamo chiesto a Roberto Barbato, prorettore dell’Università del Piemonte orientale, di fare un punto della situazione.
Secondo lei, come ha reagito l’Università a questa necessità dettata dalla pandemia?
«Per quanto riguarda gli esami orali, il bilancio è positivo: non è esattamente come essere in presenza ma ci assomiglia abbastanza. Chiaramente gli esami scritti online presentano problematiche diverse, è una questione che è stata molto dibattuta anche a livello nazionale. Diversi atenei hanno fatto scelte differenti: alcuni hanno puntato su una sorveglianza elettronica molto spinta. Noi abbiamo preferito concentrarci sulla sorveglianza da schermo dei singoli candidati suddivisi in piccoli gruppi».
Che riscontri ha ricevuto dai professori e dagli studenti?
«Gli studenti si sono adeguati molto rapidamente alla nuova situazione, e questo ci ha permesso di proseguire con l’attività didattica; date le circostanze, direi che complessivamente l’esperienza è stata positiva. Abbiamo imparato che in condizioni di emergenza si può comunque proseguire con l’attività didattica, fermo restando che si tornerà in presenza non appena le condizioni epidemiologiche lo permetteranno. Lato docente, si sono tutti impegnati al massimo. Chi era “poco tecnologico” si è dovuto adattare, ma lo sforzo è stato preso nel modo giusto».
Cosa può essere conservato di positivo di questo periodo “ipertecnologico”?
«Distinguiamo l’ambito della didattica da quello che è il lavoro normale nelle strutture universitarie. Abbiamo vissuto un periodo di meeting online molto intenso: la mia personale impressione è che per alcuni aspetti lo smart working funzioni molto bene, anche se non tutto può essere fatto in questo modo. Anche in questo caso, direi che nel complesso l’esperienza è stata positiva, quindi sul piano organizzativo alcuni aspetti possono sicuramente essere mantenuti. Parlando di didattica, molto dipenderà dal decreto del governo che verrà emanato il 31 luglio alla fine del periodo di emergenza. Si può immaginare che i tempi nei quali si tornerà alla normalità potrebbero essere diversi nelle varie regioni, in quanto l’impatto del Covid è stato decisamente differente. Probabilmente gli atenei del Sud potranno riaprire più di quanto accadrà al Nord».
E come Ateneo a cosa state lavorando?
«Per quanto riguarda il nostro ateneo, stiamo lavorando per garantire la completa erogazione dei nostri corsi di laurea online, un salto qualitativo importante. Faremo poi tutto quello che sarà nelle nostre possibilità per erogare la didattica soprattutto in presenza, con grande attenzione per le matricole: poiché provengono da un anno di didattica online, vorremmo che il loro primo impatto sia il più possibile con l’università “vera”. Una cura particolare verrà messa anche nell’organizzazione di tutti i laboratori».
Interviste a cura di Andrea Antonuccio, Marco Lovisolo, Zelia Pastore e Alessandro Venticinque
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