Gian Luigi Bonicelli, volontario della Croce Verde di Alessandria
Sono stati fondamentali in questo periodo segnato dal Covid. Spesso si sono trovati davanti a situazioni difficili e, in qualche caso, disperate. Hanno fatto turni massacranti, incontrato persone gravemente colpite dal virus, ma hanno mantenuto il sorriso per rincuorare gli ammalati e i loro familiari. Stiamo parlando dei volontari della Croce Verde di Alessandria: persone normali, con una famiglia e un lavoro “normale”, che dedicano parte del loro tempo libero per aiutare gli altri. Con uno di loro, Gian Luigi Bonicelli, (in foto, con la figlia Beatrice), nato ad Alessandria nel 1972 e venditore di automobili alla Visauto Fiat di Tortona, abbiamo fatto una bella chiacchierata. «Una volta la mia passione era andare in moto, ma bisogna avere tempo e soldi» ci racconta Gian Luigi, con un sorriso. «Oggi però la mia passione è prestare servizio alla Croce Verde di Alessandria».
Gian Luigi, da quanto tempo fai il volontario?
«Sono arrivato in Croce Verde esattamente tre anni fa. Nel 2016 ho passato un periodo molto travagliato, e per riprendere un po’ in mano la mia vita ho provato a fare un volontariato “impegnativo”. Sono entrato che non conoscevo nessuno: l’ho fatto per aiutare gli altri, ma anche per me stesso, per vedere se ero in grado di fare qualcosa di utile».
Cos’hai trovato in Croce Verde?
«Un sacco di persone disponibili, degli amici… e guai se non ci vado almeno una volta alla settimana!».
Che esperienza hai fatto con il Covid? Ci racconti un episodio particolarmente significativo?
«In quel periodo ero tutti i giorni in Croce Verde, tranne due pomeriggi alla settimana. Un’esperienza incredibile: salivo sull’ambulanza alle 8 del mattino e finivo alle 8 di sera. Le chiamate erano tantissime… Mi ricordo che un giorno siamo andati a Viguzzolo a prendere un signore per portarlo in ospedale. Mentre andavamo via, il fratello piangeva in cortile come un bambino, pur essendo già anziano. Avevano passato la vita insieme… ecco, quell’uomo mi è rimasto impresso».
Hai mai avuto paura del contagio?
«Sì, certo, anche se sono stato attento a non sbagliare. Se ci si protegge, il Covid si può evitare».
Ma è davvero finita? Cosa pensi delle tante persone senza mascherina, o degli assembramenti nei luoghi di vacanza?
«Guarda, non è finita. Questo è il momento in cui è indispensabile non abbassare la guardia. Vedere i ragazzi in vacanza abbracciati, senza mascherine, senza niente, mi fa davvero impressione… rischiano troppo».
Ci daresti qualche consiglio per affrontare la vacanza in sicurezza?
«Se si entra in un luogo pubblico bisogna indossare la mascherina, lavarsi le mani e disinfettarsi con il gel, e mantenere la distanza di un metro, un metro e mezzo sempre con la mascherina indossata. Ci sono certamente degli asintomatici, ma chi presenta dei sintomi come febbre alta, perdita dell’olfatto o tosse, deve subito contattare il suo medico curante».
In generale, non ti sembra che ci sia troppa rilassatezza nei confronti del Covid?
«Sì, certo. Sembra che sia passato tutto, ma invece non è così. Sai, il virus è un po’ come un vulcano in attesa… sembra che dorma, e invece sonnecchia».
Secondo te come ha reagito la Croce Verde di fronte all’emergenza?
«Molto bene. Siamo stati i primi ad avere i presidi e ad attrezzare le ambulanze, in collaborazione con la Croce Rossa. Quelli tra noi che hanno gestito questi aspetti hanno lavorato molto bene: non hanno sottovalutato il problema, fornendoci dall’inizio tutto ciò che era necessario per intervenire in totale sicurezza, nel pieno rispetto delle normative».
Che cosa ti sta insegnando la Croce Verde?
«Mi insegna che siamo fragili… abbiamo un nemico invisibile davanti a noi, ma con l’aiuto degli altri possiamo fare molto, imparando anche a conoscerci meglio. E poi ho imparato che bisogna prestare attenzione, e non distrarsi mai!».
Andrea Antonuccio
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