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L’indulgenza è la Chiesa che tifa per noi

L’editoriale di Andrea Antonuccio

Care lettrici, cari lettori,

apriamo Voce con l’intervista di Alessandro Venticinque a padre Giorgio Noè, uno dei tre frati che vivono a Casa San Francesco (l’ex convento dei Cappuccini). Il tema è la Festa del Perdono di Assisi (la locandina è a pag. 12), e riguarda tutti, non solo i devoti all’ordine francescano. Il motivo è molto “pratico”: in questa occasione, da mezzogiorno di martedì 1° agosto a mezzanotte di mercoledì 2, sarà possibile lucrare l’indulgenza, per sé e per le anime dei defunti.

Ma noi sappiamo che cos’è veramente questa “indulgenza“? Un qualcosa, oltretutto, che la Chiesa ci invita a “lucrare” (verbo a cui solitamente attribuiamo un significato negativo…). Ce lo spiega con chiarezza padre Giorgio, sgombrando il campo da equivoci e interpretazioni: «Forse non tutti sanno che nel sacramento della Confessione ci vengono rimessi i peccati, ma rimane comunque da scontare la pena dovuta per gli stessi peccati. L’indulgenza plenaria, invece, ci fa ottenere anche la remissione della pena».

E ancora: «Non dobbiamo avere una visione “materiale” di questo dono […]. Non si tratta di una “amnistia generale“, una specie di colpo di spugna con cui cancello il male dalla mia vita, ma si tratta piuttosto della possibilità di rinascere grazie all’amore di Dio e all’azione del suo Spirito. L’indulgenza non è automatica, ma richiede l’apertura del cuore all’azione trasformante dello Spirito Santo».

L’intervista (qui a destra) va letta, e anche bene. Ai miei occhi è la testimonianza del fatto che la Chiesa (che a volte ci sembra lontana dalla vita quotidiana) in realtà tifa per noi, per la salvezza della nostra anima: una salvezza che inizia già qui, nel presente. Prendiamola sul serio, questa indulgenza, e proviamo a “lucrarla” (in senso buono), perché è davvero per il nostro bene. E ringraziamo San Francesco, che con la sua fede ci ha avvicinato al Paradiso.

direttore@lavocealessandrina.it

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