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Benedetto il Regno che viene

COMMENTO al VANGELO di domenica 20 novembre 2016
Cristo Re ha vinto la morte per mezzo della croce

Dal Vangelo secondo Luca

In quel tempo, dopo che ebbero crocifisso Gesù, il popolo stava a vedere; i capi invece deridevano Gesù dicendo: «Ha salvato altri! Salvi se stesso, se è lui il Cristo di Dio, l’eletto». Anche i soldati lo deridevano, gli si accostavano per porgergli dell’aceto e dicevano: «Se tu sei il re dei Giudei, salva te stesso». Sopra di lui c’era anche una scritta: «Costui è il re dei Giudei».

Uno dei malfattori appesi alla croce lo insultava: «Non sei tu il Cristo? Salva te stesso e noi!». L’altro invece lo rimproverava dicendo: «Non hai alcun timore di Dio, tu che sei condannato alla stessa pena? Noi, giustamente, perché riceviamo quello che abbiamo meritato per le nostre azioni; egli invece non ha fatto nulla di male».

E disse: «Gesù, ricordati di me quando entrerai nel tuo regno». Gli rispose: «In verità io ti dico: oggi con me sarai nel paradiso».

Al termine dell’anno liturgico la Chiesa vive la gioia di celebrare il suo Signore, Gesù crocifisso e re dell’universo.

Il vangelo, immediatamente, ci mostra in che modo Gesù è diventato re. Lo è diventato per mezzo della sua croce, attraverso quella sofferenza volontariamente accettata per salvare tutti gli uomini.

Quando Gesù è sulla croce, i capi del popolo di Israele lo scherniscono, dicendo: “Ha salvato altri! Salvi se stesso, se è lui il Cristo di Dio, l’eletto”. Gesù invece rifiuta di salvarsi, anzi, accetta di perdere se stesso, di soffrire e di morire, per salvare tutti gli uomini.

La missione di Gesù è liberare l’uomo dal male che è radicato nel suo cuore e questo egli lo può fare soltanto attraverso le sue sofferenze, attraverso quella morte che porta il perdono dei peccati. Così, quando dicono a Gesù: “Se tu sei il re dei Giudei, salva te stesso”, i soldati non capiscono la condizione che egli deve accettare per diventare re. Questa condizione è la solidarietà completa con gli uomini, anche nel momento più crudele, più ingiusto, quello della sofferenza e della morte.

“Non sei tu il Cristo? Salva te stesso e noi!”, dice uno dei malfattori. L’altro malfattore, invece, capisce che per mezzo della sua croce Gesù entra nel suo regno. Capisce che Gesù riporta la vittoria sul male e sulla morte, per mezzo dell’accettazione di quelle sofferenze e allora, invece di insultarlo, gli dice: “Gesù, ricordati di me quando entrerai nel tuo regno”.

Probabilmente quest’uomo aveva un’idea piuttosto oscura del regno di Cristo e forse non aveva capito ogni cosa. Ma ha comunque la grande illuminazione di fede di affidarsi a Gesù, nel momento in cui questi sembra completamente sconfitto e impotente; di affidarsi a Gesù nel momento in cui egli entra nel suo regno.

Gesù gli risponde: “In verità io ti dico: oggi con me sarai nel paradiso”. Così Gesù manifesta il suo potere regale. Egli è re, perché guida al paradiso, cioè alla vita piena, nella comunione con Dio.

Per mezzo della croce, Cristo ha riportato una vittoria completa sul male e sulla morte; egli è veramente il re dell’universo, l’origine e il culmine della storia.

Fa impressione la fede che i primi cristiani avevano nel potere regale di Cristo. Ci sono racconti di martiri che hanno subito tante sofferenze con fede incrollabile in questo potere. E chi racconta il loro martirio, spesso conclude dicendo: “Questi martiri sono stati giustiziati sotto il tale console romano, mentre era re Gesù Cristo, nostro Signore”. L’impero in cui vivevano era un potere apparente, che era esercitato spesso con la violenza; ma i cristiani erano convinti che, malgrado le persecuzioni e questo rifiuto del Vangelo, il regno di Cristo continuava a crescere, silenzioso, nei cuori e nella storia.

Che cosa resta per noi di questa idea un po’ lontana di un regno di Cristo? Forse anche noi dovremmo ricordarci più spesso che è lui che guida il corso dei nostri giorni, che con lui possiamo superare ogni ostacolo, che con lui la nostra vita avrà una riuscita vera, non però alla maniera umana, ma in un modo più efficace e più profondo, che ci darà gioia eterna.    

don Stefano Tessaglia

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