È Cristo la strada per arrivare a Dio
Commento al Vangelo di Domenica 14 maggio 2017
V Domenica di Pasqua
Avvicinandosi la solennità dell’Ascensione (tra due domeniche), la chiesa ci fa ascoltare una parte del discorso di addio dopo l’ultima cena, che prepara gli apostoli alla passione di Gesù, alla sua resurrezione, all’ascensione e poi all’invio dello Spirito Santo (a Pentecoste).
In tutto il capitolo 14 di Giovanni l’accento è quindi posto sul tema della “consolazione”, con l’invito alla fede e alla fiducia, nonostante la tristezza del momento, così difficile da comprendere e da accettare. “Non sia turbato il vostro cuore. Abbiate fede in Dio e abbiate fede anche in me”, dice il Signore, e poi aggiunge: “Avete udito che vi ho detto: Vado e tornerò a voi; se mi amate, vi rallegrereste che io vado dal Padre, perché il Padre è più grande di me” (v. 27-28).
Il vangelo di questa domenica si presenta così sotto forma di dialogo, con l’intervento prima di Tommaso e poi di Filippo, i quali, con la loro difficoltà a comprendere, inducono il Maestro a “svelarsi”, a fare dichiarazioni sempre più impegnative, addirittura sconcertanti, sulla sua persona e la sua missione.
La morte, alla quale ormai Gesù si avvia, rivela più di qualsiasi altro gesto o insegnamento la sua vera identità: senza gli avvenimenti drammatici e poi gloriosi della Pasqua non sarebbe possibile comprendere Gesù e la sua missione.
Dopo l’annuncio del tradimento di Giuda e il riferimento alla propria morte, si capisce bene come i discepoli fossero piombati in uno stato di disorientamento e di amarezza senza limiti: tutto questo metteva in crisi la loro fiducia e la loro speranza in quello che sembrava il Messia e che, invece di regnare, si lasciava mettere a morte.
Ecco perché Gesù si sforza di rendere fiducia e serenità ai suoi amici. Più che di se stesso, è evidente, in questi discorsi di addio si preoccupa di loro, ricordando il senso di tutta la sua vita e i motivi per cui non essi devono venir meno nella loro fede.
Questo vangelo è un invito alla fede in Gesù, come nel Padre; una fede che deve essere capace di cancellare anche l’angoscia.
Una fede capace di cancellare l’angoscia
Gesù alimenta questa fede con la promessa del suo ritorno, quando prenderà con sé i suoi nella casa del Padre: “Quando sarò andato e vi avrò preparato un posto, verrò di nuovo e vi prenderò con me, perché dove sono io siate anche voi”. Essere con lui è la promessa che Cristo fa ai suoi servi, ed è anche quello che chiede nella sua preghiera al Padre.
Gli Apostoli però faticano ancora a comprendere il senso delle parole di Gesù “via, verità e vita”.
Di qui la domanda di Tommaso: “Signore, non sappiamo dove vai; come possiamo conoscere la via?”, alla quale segue la sorprendente risposta del Signore: “Io sono la via, la verità e la vita. Nessuno viene al Padre se non per mezzo di me. Se avete conosciuto me, conoscerete anche il Padre”.
Siamo davanti a una delle affermazioni più alte del vangelo di Giovanni: Tommaso cercava una strada per arrivare a Dio, e Gesù lo rimanda a se stesso. È lui, soltanto lui, il “crocevia” per arrivare a Dio, è lui l’Uomo-Dio da seguire, da ascoltare, da imitare, ricordando la promessa fatta ai credenti. Il ritorno di Cristo al Padre, infatti, apre loro la prospettiva di continuare l’opera di Cristo: “Chi crede in me, anch’egli compirà le opere che io compio e ne compirà di più grandi di queste”.
don Stefano Tessaglia