Il Corpo e il Sangue di Cristo, a due mesi dall’ultima cena
Commento al Vangelo di Domenica 18 giugno 2017
SANTISSIMO CORPO E SANGUE DI CRISTO
Capita a tutti di dimenticare. Soprattutto accade di dimenticarsi il significato profondo delle cose, e la nostalgia malinconica del passato uccide la speranza gioiosa del futuro.
Accade così al popolo d’Israele, al termine del cammino nel deserto, che, dopo tanti anni passati sotto le tende, dopo l’uscita dall’Egitto, ricordavano soprattutto le fatiche di quegli anni, dimenticando che il Signore li aveva liberati e guidati fino a lì e continuava a farlo con il suo amore.
Può accadere così anche ai credenti, abituati a fare le “cose dei cristiani”, che, dopo tanti anni di partecipazione all’Eucarestia, si dimentichino del dono misterioso che Cristo fa di sé nel suo Corpo e nel suo Sangue.
L’Eucarestia non è solamente memoria di un evento passato, ma memoriale attualizzante per un nuovo futuro.
L’Eucarestia è un memoriale sovversivo della vita di Gesù, stimolo a farsi pane da spezzare e vino da versare, per uomini e donne che non intendono affermarsi se non nel servizio, addirittura fino a dare la vita per gli altri.
L’Eucarestia è memoriale della passione, morte e resurrezione di Cristo.
Il memoriale della passione educa al sacrificio, come unica strada per la felicità, quella vera.
Il memoriale della croce educa all’offerta di se stessi, nello stile dell’amore senza misura, nello stile del servizio al mondo che chiede aiuto.
Il memoriale della resurrezione educa alla speranza, per la quale ogni esistenza è avviata all’eternità.
Certo, il pane dell’Eucarestia sembra essere ben poca cosa di fronte alla complessità della vita e delle dinamiche del mondo. Ma Cristo è molto chiaro: “Se non mangiate la carne del Figlio dell’uomo e non bevete il suo sangue, non avete in voi la vita. Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue ha la vita eterna e io lo risusciterò nell’ultimo giorno”.
Il dono dell’Eucarestia crea la comunità
Il nutrirsi dell’Eucarestia non sta nell’ambito della possibilità, ma nell’ambito della necessità per una relazione piena con il Risorto.
Manca ancora un elemento: la dimensione comunitaria.
Il dono dell’Eucarestia genera la comunità, ma la comunità deve essere “eucaristica”, cioè animata dalla riconoscenza verso il Dio dell’amore, divenire capace di farsi pane per essere spezzato e vino per essere versato nell’amore per i fratelli, nell’incontro autentico, nella condivisione delle sofferenze, nello sguardo fisso al Dio della vita.
L’Eucarestia, vissuta in profondo, con i doni della comunità, della Parola e del Pane, è la sintesi più bella e significativa del Vangelo. Un’umanità che si incontra per stare insieme, per dialogare, per condividere e riversare tutto nella vita di ogni giorno.
Ma è davvero così?
don Giuseppe Di Luca