Il Santuario della Madonna di Castellazzo, lo sappiamo bene, dal 1947 – anno in cui papa Pio XII conferì a S. Maria della Creta il titolo di patrona dei centauri – vede ogni anno l’importante e spettacolare raduno di migliaia di motociclisti, che vengono in visita da ogni parte del mondo. La devozione verso la Vergine Maria, così varia nelle espressioni dei diversi popoli, è un fatto ecclesiale rilevante e universale, che nei secoli è sorto dalla percezione della missione tutta speciale che Dio ha affidato alla donna Maria di Nazaret, madre del Signore, madre di tutti gli uomini e, secondo la definizione di papa Paolo VI, anche madre della chiesa.
Quando la chiesa pone un paese o una determinata categoria di persone sotto la protezione di un patrono o di una patrona, intende indicare un esempio di vita cristiana esemplare e invita ad imitare le virtù di coloro che – uomini e donne come noi – furono discepoli fedeli del Signore.
Il concilio Vaticano II spiega efficacemente il significato della venerazione dei santi e beati: “La chiesa ha inserito nel corso dell’anno la memoria della Beata Vergine Maria e dei santi che, giunti alla perfezione con l’aiuto della grazia di Dio, e già in possesso della salvezza eterna, in cielo cantano a Dio la lode perfetta e intercedono per noi.
Nelle loro feste, infatti, la chiesa proclama il mistero pasquale realizzato nei santi che hanno sofferto con Cristo e con lui sono glorificati; propone ai fedeli i loro esempi che attraggono tutti al Padre per mezzo di Cristo; e implora per i loro meriti i benefici di Dio” (Sacrosantum concilium, 104).
I nostri santi patroni, Maria per prima, sono infatti testimoni storici della bellezza della vita di fede e della chiamata di tutti alla santità: essi, infatti, sono la prova che Dio, in tutti i tempi e in tutti i popoli, nelle più diverse condizioni culturali e nei vari stati di vita, chiama tutti i suoi figli ad una vita buona.
Questi discepoli fedeli del Signore sono per noi modelli di vita secondo il vangelo e la chiesa li propone alla nostra imitazione e chiede la loro intercessione, poiché Maria e i santi conoscono le fatiche umane e accompagnano il nostro cammino con la preghiera e la protezione. In questo la Vergine Maria ha una posizione del tutto singolare: è la madre del Figlio di Dio, venuto nel mondo anche grazie al suo “Sì”, e quindi è cooperatrice della salvezza. Maria è modello e madre della chiesa, vicina con la sua intercessione e con la sua azione alle necessità di tutti gli uomini.
La Vergine è il modello dell’umanità salvata: è una di noi, ma redenta e associata a Cristo in modo del tutto unico. In lei la chiesa trova la sua prima e più perfetta realizzazione.
Non per niente il vangelo di Luca la presenta come la nuova Gerusalemme; il vangelo di Giovanni la indica come la donna simbolo di Israele; l’Apocalisse la presenta nella figura della donna vestita di sole che genera il Messia. “Tutte le generazioni mi chiameranno beata” ha scritto Luca nel suo vangelo e duemila anni di storia lo dimostrano: liturgia e devozione popolare, canti e
opere d’arte, congregazioni, pellegrinaggi e santuari, alimentano su tutta la terra la lode a Maria. Pensiamo a come ancora oggi l’entusiasmo delle folle si accende facilmente in occasione di
presunte apparizioni. Il concilio Vaticano II ci insegna però che la vera fede non ha niente a che fare con la curiosità o il miracolismo, con il sentimentalismo un po’ superficiale o il formalismo delle pratiche esteriori; ma consiste piuttosto nel riconoscere la singolare dignità di Maria, nel rivolgersi a lei con fiducia e amore filiale, nell’imitare le sue virtù, per seguire il Signore insieme con lei.
Stefano Tessaglia