Gentile dottoressa, le faccio una domanda spiazzante: educare cristianamente i propri figli può avere un giovamento sulla loro salute?
Io che sono cattolica sin dalla nascita, e battezzata nello stesso mese in cui sono venuta al mondo, non posso rispondere che affermativamente. Ho avuto la fortuna di essere stata educata dai miei genitori e dai miei nonni alla preghiera e a partecipare alla Messa la domenica. Frequentando la mia parrocchia e la scuola salesiana, ho conosciuto consacrati e consacrate che sono stati per me maestri di vita. Ritengo che i bambini dovrebbero essere abituati a pregare in famiglia perché il dialogo con Dio aiuta a trovare forza e risposte a volte a noi sconosciute. Ne ho avuto prova nelle diverse esperienze della vita. È importante dare l’esempio: non è giusto infatti portare i figli al catechismo e poi non partecipare con loro alla Santa Messa. I bambini, come i grandi, hanno fame di trascendenza. Ci sono degli studi che dimostrano che la preghiera migliora la frequenza cardiaca e quindi l’afflusso di sangue e la circolazione, per esempio. Sicuramente per aiutare i più piccoli a
pregare bisogna mettersi con loro, sia recitando le preghiere classiche (Padre nostro e Ave Maria, in particolare), sia componendo delle semplici preghiere spontanee. Credere in un Dio che ci ama così tanto da morire per noi è dare un messaggio di speranza in un futuro che vada al di là della vita terrena. Questo può rendere i nostri bambini psicologicamente più forti e sicuri. Se gli adulti di fede sono sinceri e credibili..
Per fare una domanda alla dottoressa Sabrina Camilli: redazione@lavocealessandrina.it oppure pediabimbumbam.altervista.org