“La misericordia, non è un sentimento buonista nei confronti degli altri ma è un vero atto d’amore”.
Questo è uno dei segni che il Giubileo della Misericordia ha lasciato nel mio cuore segnando da quel momento tutte le mie scelte.
Atto. Una delle origini etimologiche della parola Atto è Aptus, che vuol dire collegato, connesso. Mi piace molto questa lettura perché credo che sia la logica che sta alla base del nostro amare. Soprattutto quando si parla di Misericordia.
Ce lo ha ricordato il Papa con il tema della prima giornata mondiale dei Poveri “Non amiamo a parole, ma con i fatti”, ricordando essenzialmente che come cristiani siamo chiamati ad agire ma anche a essere esempio per gli altri in questo agire. Ma cosa vuol dire?
Compiere un atto significa congiungere se stessi a qualcun altro, alle volte è un’opera, alle volte una cura, altre volte una sana apprensione per l’altro. È saper accogliere, osservare, gridare, fare silenzio saper dire di no oppure di sì solo quando si è certi che sia il vero bene per l’altro, solo quando siamo in grado di comunicare veramente con l’altro.
Il centro dell’amore non è l’amante e ciò che lo spinge verso l’altro, ma l’amato e il suo reale bene, questo è il vero atto, il vero abbraccio.
Tutto il resto sono le “parole”, sentimenti che si affievoliscono, mentre sappiamo bene che l’amore è una forza dirompente che fa esplodere il cuore.
Enzo Governale