Appena concluso il Tempo di Natale, la Giornata Mondiale dei Migranti che celebreremo domenica può essere una grande occasione per assimilare l’insegnamento del libro del Levitico: «Il forestiero dimorante fra voi lo tratterete come colui che è nato fra voi; tu l’amerai come te stesso perché anche voi siete stati forestieri in terra d’Egitto. Io sono il Signore, vostro Dio» (19, 34). Papa Francesco pone all’inizio del suo messaggio la Legge di Dio, la Torah, sempre attuale così come la necessità di vivere la solidarietà ogni giorno e con chiunque. Possiamo riaffermare che “ogni forestiero che bussa alla nostra porta è un’occasione di incontro con Gesù Cristo, il quale si identifica con lo straniero accolto o rifiutato di ogni epoca (cfr 25, 35.43)”, sapendo anche noi che non possiamo limitarci a promettere amore a parole, ma occorre tradurre nei fatti la Misericordia che Dio ha sempre con tutti! La questione migratoria non può essere un tema marginale nella vita di una società come la nostra. Uomini e donne, spesso con bambini, affrontano un viaggio – anche a rischio di perdere la vita – per trovare pace, fuggendo dalla guerra, ma anche da fame e miseria. Questi fratelli non affrontano il viaggio verso l’Europa per turismo, ma sono costretti a fuggire e a lasciare le loro terre a causa di situazioni insopportabili: il degrado ambientale e le malattie, la situazione di enorme povertà familiare che non concede tregua. Ci possiamo dimostrare indifferenti a tutto questo? Continueremo a celebrare Dio misericordia, accolto nel Natale quale Dio-con-noi, rimanendo freddi, senza cuore, di fronte a tanti che ci sollecitano a diventare “fratelli-con-altri-fratelli”? Papa Francesco non si ferma di fronte a nessuna “emergenza umanitaria” e incoraggia tutti a fare la propria parte: “la nostra comune risposta si potrebbe articolare attorno a quattro verbi fondati sui principi della dottrina della Chiesa: accogliere, proteggere, promuovere e integrare”. Occorre leggere con coraggio questo invito, coniugato in modo dettagliato sia per i governi dei Paesi che possono accogliere (e fa male sapere che Paesi di lunga tradizione cristiana hanno “alzato muri”, parlando di “invasione islamica” anche se migliaia di fratelli sono cristiani e comunque la spinta religiosa non risulta davvero essere la motivazione principale per partire e lasciare per sempre i propri cari!), sia per tutti i soggetti coinvolti in una possibile accoglienza, adeguata e decorosa (non certo come si è realizzata in diversi centri di identificazione). Come Chiesa dobbiamo impegnarci in prima persona e richiamare anche i nostri politici: a meno di due mesi dalle elezioni politiche, l’argomento “immigrati” viene utilizzato per muovere consensi. Si sente dire: “se sono poveri da aiutare, allora aiutiamo prima i nostri!”
In realtà sembra proprio che chi grida così non voglia far nulla, peggio ancora se ne lavi le mani… perché né si mobilita per aiutare i poveri di nazionalità italiana, né chiunque altro! Che questa giornata accresca la nostra sensibilità, rafforzi la nostra determinazione per vivere la solidarietà verso chiunque si trova in povertà, sia una ulteriore occasione che ci insegni a volere – anche in nome della democrazia – di vedere avviati processi di maggior accoglienza e protezione dei più fragili, per integrare nel nostro tessuto sociale chiunque richieda una possibilità di riscatto da violenze e povertà!
don Valerio Bersano – Direttore Migrantes di Alessandria