«Un compito, o meglio una missione»: così un mese fa papa Francesco ha definito il lavoro del giornalista, ricevendo in Vaticano una delegazione dell’Unione Stampa Periodica Italiana e della Federazione Italiana Settimanali Cattolici (FISC). In pratica si tratta, secondo il Pontefice, «di offrire a tutti una versione dei fatti il più possibile aderente alla realtà», operazione che è fondamentale per la costruzione di una società democratica in cui tutti i cittadini possano attivamente e responsabilmente concorrere al bene comune, ossia al bene di tutti e di ciascuno. La campagna elettorale in vista delle elezioni di marzo richiede agli operatori dei media un supplemento d’impegno in tale direzione. Il giornalista che si definisce cattolico vive questo aspetto professionale anche come forma di evangelizzazione, non nel senso di alterare il racconto per compiacere la gerarchia o interessi particolari, occultando gli aspetti negativi o travisando la realtà sostanziale dei fatti. Si tratta di ricordarsi che la parola vangelo deriva dal greco e significa buona notizia. Raccontare la vita della comunità cristiana, con le sue luci e le sue ombre, è un servizio alla diffusione del vangelo. D’altronde, la luce della fede, quando arriva, contribuisce a diradare le ombre, e quello che sembrava già chiaro appare ancora più luminoso. In più la luce della fede squarcia la cappa di pessimismo che spesso aleggia sui singoli e sulle comunità immettendovi lo splendore della verità, che – secondo le espressioni dell’omonima enciclica di san Giovanni Paolo II, di cui ricorre quest’anno il venticinquesimo della pubblicazione – «rifulge in tutte le opere del Creatore e, in modo particolare, nell’uomo creato a immagine e somiglianza di Dio (cf Gn 1,26): la verità illumina l’intelligenza e informa la libertà dell’uomo, che in tal modo viene guidato a conoscere e ad amare il Signore». In questo spirito sta per concretizzarsi un’importante iniziativa, che coinvolge l’Università Cattolica di Milano, la sezione torinese della Facoltà teologica dell’Italia Settentrionale, l’UCSI Piemonte, la delegazione piemontese della FISC, l’arcidiocesi di Torino, l’ufficio regionale per le comunicazioni sociali. Si tratta del Corso di alta formazione Comunicazione religiosa e media contemporanei, che si propone di offrire una formazione teorico-operativa di base a persone che, a vario titolo, lavorano nell’ambito delle attività comunicative delle Chiese locali, di fornire agli insegnanti di religione cattolica e di altri ambiti disciplinari competenze specifiche per affrontare la questione della comunicazione e implementare le loro abilità tecniche, di definire e trasmettere modalità corrette per affrontare in ambito comunicativo il “fatto religioso”. Insomma, gli strumenti, le idee e le volontà non mancano nel territorio della nostra regione. È compito di tutti, soprattutto degli addetti ai lavori, di vivere il mestiere del comunicatore come missione per portare nel mondo di oggi un po’ di luce; i credenti lo faranno nel nome di Gesù, con la sua tenerezza di Bambino e la sua forza di Risorto.
can. Fabrizio Casazza, Consulente ecclesiastico piemontese dell’Unione Cattolica Stampa Italiana