Commento al Vangelo di Domenica 11 marzo 2018
IV DOMENICA DI QUARESIMA
L’evangelista Giovanni ci accompagna e guida ancora nel nostro cammino di conversione che oggi giunge alla quarta tappa del percorso quaresimale. La liturgia ci sta preparando gradualmente alla passione, morte e risurrezione di Cristo e in questa domenica pone tutti noi sotto il mistero della croce passaggio per arrivare alla Santa Pasqua.
La croce sembra sbarrarci la strada ma siamo chiamati a fare come Nicodemo che ricerca, non si ferma e infatti la condizione per procedere nel cammino di conversione è di lasciare che la luce distrugga le tenebre intorno a noi.
Il brano del Vangelo che oggi leggiamo è una parte del dialogo tra Gesù e Nicodemo; Nicodemo, personalità nota della comunità religiosa di Gerusalemme, era un uomo che si era avvicinato al Signore perché attratto dai segni da Lui compiuti; per timore si reca di notte come ha fatto notare S. Agostino: “si accosta alla luce ma la cerca nelle tenebre”; infatti il dialogo tra i due si caratterizza come un cammino, che anche noi siamo chiamati a compiere, dalle tenebre alla luce.
Si accosta alla luce ma la cerca nelle tenebre
Cosa vuol dire? Camminare dalle tenebre alla luce implica il sollevare lo sguardo verso la croce perché in Gesù crocifisso noi incontriamo l’amore di Dio; siamo chiamati a lasciarci raggiungere da questo amore che non condanna ma libera e chiede di fare in modo che la luce dell’amore di Cristo entri nelle nostre tenebre e ci aiuti a discernere il bene dal male. Il tempo di quaresima ci educa a contemplare la croce come albero di vita come un legno spoglio in cui però esiste la vita. In Dio c’è un grande progetto d’amore per noi; Egli vuole salvare il mondo attraverso una via misteriosa: quella della croce! Gesù parla a Nicodemo della necessità di credere in Lui accettando così il disegno che il Padre vuole realizzare.
Cosa vuol dire credere? Vuol dire abbracciare Gesù e la Sua croce, Gesù ci chiede di tuffarci in Lui, nell’amore sconfinato di Dio. Gesù vuole aiutare Nicodemo a capire che soltanto una persona umile, distaccata da se stessa e aperta alla volontà di Dio, può capire chi è il Signore e così rinascere a nuova vita. La fede non è conoscenza intellettuale ma uscire da se stessi per incontrare e stare con Gesù. Tenendo lo sguardo fisso su Gesù alimentiamo la speranza infatti Cristo crocifisso e risorto è il segno che dichiara l’amore smisurato di Dio per l’umanità.
Perché la vita cresca occorre che abbracciamo Cristo; il tempo con Gesù acquista un significato nuovo: egli, nella sua sofferenza, è glorificato. Se noi non distogliamo lo sguardo da Cristo crocifisso risplenderà in noi la testimonianza di una vita cristiana autentica.
A cura di don Andrea Alessio