La pancia esulta: l’Alessandria è nella finale della Coppa Italia di Serie C dopo quarantacinque anni dall’ultimo (peraltro vittorioso) precedente e, in Campionato, non perde da oramai quasi quattro mesi. La testa consiglia, più che mai ora, prudenza. Perché? Diamo uno sguardo ai numeri, per loro natura incompatibili con l’inganno e la menzogna: nel corso delle ultime cinque partite, cioè a dire da quaranta giorni scarsi a questa parte, l’Alessandria ha decisamente rallentato il passo rispetto alle sette precedenti partite che avevano caratterizzato l’inizio dell’era Marcolini, peraltro iniziate con una sconfitta alla Stadio “Garilli” di Piacenza. L’unico dato invariato è infatti quello delle reti subite, alla media di una sola a partita ma, se diamo uno sguardo alla statistica della media punti e delle reti realizzate, il calo è evidente. L’Alessandria è passata infatti da una media di 2,5 punti a partita (da promozione diretta) ad una di 1,8 perdendo dunque qualche cosa come 0,7 punti in media ad ogni incontro disputato ed ha visto, in modo ancor più macroscopico, calare la media delle proprie reti realizzate, passate da 2,4 ad 1,4 a partita: è un po’ come dire che l’Alessandria degli ultimi quaranta giorni fa un punto in meno, e segna un goal in meno, a match rispetto a quanto visto nei precedenti due mesi. Quali le risposte da fornire e quali le reazioni da palesare sul campo a fronte di un simile, inequivocabile, rallentamento? L’Alessandria deve essere consapevole della propria forza, indiscutibile ma forse non da primato, e deve mantenere alta la concentrazione non commettendo l’imperdonabile errore di ritenersi già fuori dal tunnel o già titolata. Lo abbiamo detto e lo ripetiamo, i Grigi potrebbero raggiungere qualsiasi traguardo in questo Campionato, dalla vittoria della Coppa di Lega alla promozione in Serie B, ma alla sola condizione di mantenere una concentrazione di un ritmo elevati come quelli dei primi due mesi della nuova gestione tecnica.
Silvio Bolloli