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Voci dall’Oftal – Un tuffo nella storia/2

Continua la scoperta delle persone e delle storie dietro al pellegrinaggio diocesano a Lourdes.

La carta vincente dell’Oftal di monsignor Rastelli è stata la sua apertura alla promozione laicale. Aveva subito compreso che i laici sono chiamati alla partecipazione e alla corresponsabilità, non alla supplenza! Con queste aperture teologico-pastorali monsignor Rastelli riuscì a donare all’Oftal una solida spina dorsale di ottimi collaboratori laici, di esperti dirigenti centrali e periferici, di splendidi medici, di presidenti diocesani e di responsabili dell’organizzazione e del servizio oftaliano, eredità raccolta oggi anche dalla nostra sezione e che permette alla «macchina organizzativa» di funzionare grazie alla dedizione dei tanti volontari. La sezione di Alessandria nasce ufficialmente nel 1960 col vescovo Almici dietro le sollecitazioni di don Giovanni Fossati, un autentico ‘innamorato’ della Madonna di Lourdes. Nello studio di monsignor Malfatti in ospedale, nella Chiesa della Misericordia in piazza Carducci, nel salone parrocchiale di San Lorenzo, è tutto un fermento per gli oftaliani che si riuniscono sotto il manto della Vergine Maria ed il sogno di realizzare un pellegrinaggio autonomo diocesano. In concomitanza con il centenario de ‘la Voce Alessandrina’, il giornale inserisce il pellegrinaggio tra le sue attività celebrative. Il 15 giugno 1979 parte da Alessandria il primo treno Oftal diocesano, con 736 pellegrini. Tra gli artefici, insieme a don Fossati e don Gervino, ci sono proprio i laici, due persone che hanno segnato in modo indelebile la storia della nostra sezione: Alberto Boverio, da Valmadonna, per tutti Bertino, e Pino Raiteri motore del gruppo di Valenza. Gianfranco Guazzotti, a Lourdes dagli anni 70, più di 50 pellegrinaggi con l’Oftal, Imprenditore petrolchimico.

Giafranco, nel 1979 Alessandria organizza il primo pellegrinaggio autonomo a Lourdes. Un treno tutto diocesano. Erano gli anni di don Fossati, cosa ti ricordi di quel periodo?
«Con don Giovanni avevamo ottenuto uno spazio a Casa Sappa dove fare le iscrizioni, la prima sede Oftal. Negli anni 90 poi ci siamo trasferiti in via Parma, ma io in quel periodo non frequentavo Alessandria, andavo con l’interdiocesano. Bertino mi chiamava sempre durante le giornate lourdiane per aiutare a trasportare le
barelle per gli ammalati. La prima giornata lourdiana importante è stata organizzata a Castellazzo. Avevamo invitato il vescovo Maggioni che però doveva andare a Roma quel giorno. Gli avevamo detto «Venga a trovare gli ammalati», e lui prima di prendere l’aereo si è presentato. Eravamo all’inizio, tutto era un po’ all’arrembaggio».

Come avveniva la promozione del pellegrinaggio?
« Tutto era col passaparola. Non c’era pubblicità come adesso: molti erano sempre gli stessi e ci si dava appuntamento un anno con l’altro. Le case di riposo mandavano poco, erano soprattutto privati. C’era solo la Michel e quella di piazza Genova».

Ma nelle parrocchie? I parroci non aiutavano?
«Preti ce n’erano pochi. Ricordo don Giovanni che ha voluto fortemente il pellegrinaggio indipendente, don Luigi Malfatti cappellano dell’ospedale, don Frascarolo del duomo di Valenza. Agli inizi non era molto sentito il pellegrinaggio come Oftal. Diventando invece diocesano è cresciuto diventando quello che è ora. La sezione è vitale non solo sotto il pellegrinaggio ma con tutte le attività che facciamo durante l’anno come il servizio dei trasporti e le giornate lourdiane mensili».

Patrizia Astore

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