Prosegue il percorso alla scoperta delle persone e delle storie dietro al pellegrinaggio diocesano a Lourdes. Sei giorni, una preparazione lunga un anno fatta non di solisti ma di un grande lavoro di squadra, corale.
Ognuno di noi è mandato nel mondo con una missione: fare del bene ai fratelli. L’Oftal voluto da monsignor Rastelli è proprio questo, una comunità in stato di missione che il fondatore spronava ad andare dicendo: «Desidero una Ecclesia Quaerens, non una Ecclesia Dormiens!». Forma fondamentale di missionarietà è il contatto personale, essere attenti ai bisogni degli altri, curare il malato non solo nel corpo ma anche nella mente e nello spirito. Giancarlo Cattaneo, infermiere e ministro straordinario della Santa Comunione è testimone credibile dello spirito oftaliano tanto caro a monsignor Rastelli: cristiano ancora «alla ricerca», sempre impegnato in un percorso di crescita personale e professionale, ideatore di alcune innovazioni nel servizio infermieristico durante il pellegrinaggio. Tra le «voci del coro» ce n’è una che tutti noi riconosciamo al volo durante le nostre funzioni a Lourdes, l’uomo arancione, quello col cartello della croce rossa tenuto alto sopra le teste. In caso di emergenza, ci basta alzare lo sguardo per trovarti immediatamente e sapere che sotto quell’insegna, ci sei tu con l’attrezzatura di pronto soccorso. Oggi diamo per scontata questa figura che prima non c’era e che molti hanno introdotto sul nostro esempio.
Ma facciamo un passo indietro: come siamo arrivati fin qui? Da dove arriva la tua esperienza?
«Il mio approccio con l’Oftal e Lourdes risale al 1998 e l’autore e regista di questo coinvolgimento è stato l’allora Cappellano dell’Ospedale Civile di Alessandria don Semino, che, non ricordo nemmeno io come ci sia riuscito, ha convinto me e mia moglie ad unirsi al pellegrinaggio. Certamente il primo contatto non è stato così facile e ci sono voluti alcuni anni per prendere visione di tutti gli aspetti ed i compiti che vanno svolti durante il pellegrinaggio».
Tu non sei solo infermiere, forse in diocesi sei più conosciuto come ministro straordinario della Comunione.
«In realtà per diversi decenni non sono stato praticante a causa di divergenze famigliari. Mia madre e io condividevamo all’insaputa di mio padre le poche occasioni di assistere alle celebrazioni, soprattutto quando al sabato facevamo spesa a Porta Palazzo. Nel 1980 mi sono trasferito da Torino ad Alessandria perché mia madre ammalata desiderava tornare nella sua terra. Dopo il servizio militare ha avuto inizio la mia avventura nel mondo sanitario dove ancora oggi svolgo la mia professione nel settore dell’emergenza territoriale 118. L’Oftal e Lourdes hanno risvegliato e dato vigore a quella fede che per troppo tempo era rimasta sepolta. Facendo parte del nucleo sanitario della sezione Oftal alessandrina ho potuto esprimere le mie capacità e suggerire alcune innovazioni come la modulistica per la gestione delle terapie e l’acquisto di attrezzature non in dotazione. Il successivo coinvolgimento di altre figure infermieristiche mi ha dato uno stimolo a continuare a partecipare ad altri pellegrinaggi in un clima di crescita e fiducia».
Anche voi una squadra… il nucleo sanitario. Anche per voi quindi la preparazione del pellegrinaggio passa attraverso il confronto con altre persone, medici e farmacisti. Di cosa vi occupate voi infermieri di preciso?
«A noi spetta il compito di controllare il materiale in dotazione, verificarne il funzionamento, l’integrità e l’eventuale scadenza in modo da provvedere alla sostituzione. Compiliamo con i medici le schede di terapia riportando scrupolosamente i farmaci e gli orari di somministrazione per ciascun paziente che viene a Lourdes in pellegrinaggio. Iniziamo durante l’anno, ma qualche mese prima della partenza ci troviamo molto più spesso in sede Oftal. Facciamo riferimento al responsabile sanitario, il dottor Roberto Santi e collaboriamo con le altre dame e barellieri nella pratica delle cure igieniche, nelle medicazioni, assicurando l’intervento medico quando necessario».
Infermiere. Cattolico. Oftaliano. Tre aggettivi assai qualificanti. Cosa vorresti aggiungere?
«Dal ‘98 molte cose sono cambiate. Il percorso di crescita personale e spirituale ha reso la mia vita più ricca anche se riconosco di essere lontano anni luce dall’essere preparato».
Patrizia Astore