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La fatica del cambiamento atto di fede e di fedeltà

Il cambiamento può essere una delle paure più grandi dell’uomo, ma anche il più stimolante dei motivi per «andare avanti». Questo dipende da quanto lede o sostiene la nostra libertà, se il cambiamento ci chiede una rinuncia o ci regala una nuova possibilità. Sono le due facce del cambiamento: la prima è la difficoltà a lasciare le sicurezze per andare incontro all’ignoto; la seconda è l’apertura al nuovo. Possiamo cercare un cambiamento nella nostra vita per «sostituire« qualcosa perché vecchio o doloroso, oppure possiamo cambiare vita per «rendere diverso», mutare ciò che già esiste. Ma che fatica. Molto spesso però, i cambiamenti ci cadono addosso, ci capitano davanti proprio nel momento più inaspettato. E a quel punto che si fa? Possiamo lasciar vincere la paura, scappare, e «sostituire» ciò che ci affatica e ci addolora ma che forse ci pone nella condizione di affrontare questa paura. Oppure possiamo avere fede, rimanere e «rendere diverso» ciò che ci blocca ma che ci porta a una «nuova vita». Ancora una volta, vivere la vita è una questione di fede in Dio e di fedeltà a se stessi. Robert Kennedy disse: «Il cambiamento, pur con tutti i rischi che comporta, è la legge dell’esistenza». Proprio in questi giorni abbiamo festeggiato un Uomo che passando dalla croce ha cambiato il mondo. Senza fatica, non esiste cambiamento e senza cambiamento non c’è futuro. Ma senza fede, la fatica non ha «senso».

Enzo Governale
@cipEnzo

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