Un ricordo vivo di Maria, che si perde lontano nel tempo, è un incontro diocesano, in cui una coppia doveva parlare della fede in famiglia. Con molta semplicità, Lei raccontò di come fosse prassi quotidiana la lettura della Parola, la preghiera con Silvestro. Un racconto così semplice, eppure così vivo per me allora giovane fidanzata, ché è rimasto come modello, come certezza che si può fare, che qualcuno vive così.
Poi Maria madre. La ricordo con Chicca sul passeggino, tenera bimba che non voleva parlare e che era insieme promessa e speranza; e poi con i figli grandi e i nipoti. Sempre equilibrata, ma nel contempo sempre materna, accogliente, attenta ai bisogni.
E ancora, l’esperienza del teatro. Ho visto “Processo a Gesù” almeno 19 volte (accompagnavo Renato), eppure aspettavo sempre quella scena finale della madre che, dopo aver posato la scopa, benedice e guarda in alto, scena che dava senso a tutto lo spettacolo. Lei era proprio così: capace di fondere insieme Marta e Maria, con una tale naturalezza che sembrava un miracolo.
E infine, l’alluvione del 1994. Maria da casa si prendeva cura di tutti, di noi alluvionati e dei volontari. I suoi figli erano in prima linea. Ha lavato e asciugato di tutto, persino dei libri. Quando me li restituì li aveva anche letti, sapeva che erano appartenuti a mia madre. Me li diede dicendo: qualche ricordo è rimasto, e lo disse con quel suo sorriso tenero e con quell’ironia lieve che sa fare la tara ai problemi del mondo, ma non sottovaluta mai il dolore.
Barbara Viscardi Balduzzi