«Da una parte, non smarrite le radici culturali, non lasciate che si deteriorino. La via per averne cura è quella di ritrovarci sempre nuovamente nel Signore Gesù, fino a far nostri i suoi sentimenti di umiltà e tenerezza, di gratuità e compassione. Dall’altra parte, una Chiesa che vive della contemplazione del volto di Cristo, è una Chiesa che non fatica a riconoscerlo nel volto dell’uomo. E da questo volto sa lasciarsi interpellare, superando miopie, deformazioni e discriminazioni». Sono le parole che martedì scorso, Papa Francesco ha consegnato agli uomini e alle donne di Avvenire nel festeggiare insieme a loro i cinquant’anni del quotidiano. Parole che assomigliano molto ad un mandato, quelle lenti tramite le quali guardare il mondo per poterlo raccontare. Gli operatori delle comunicazioni sociali hanno proprio questo compito: fare “nuovo” il mondo attraverso la relazione con gli uomini e quindi con Dio. Fare nuova la nostra società significa essere quel “piccolo” cambiamento che agisce anzitutto, suggerisce Francesco, prendendosi cura delle proprie radici, nutrendole con sostanze come la tenerezza, la gratuità e la compassione. Nutrimenti che possiamo trovare solo entrando in relazione con le storie che raccontiamo, lasciandoci “interpellare” dai loro protagonisti per poter riconoscere nei loro volti lo sguardo di Gesù. Un compito difficile, ma possibile. Buon compleanno Avvenire!
Enzo Governale
@cipEnzo