Il rosario è una preghiera devozionale e contemplativa a carattere litanico tipica del rito della Chiesa cattolica. Il nome deriva dal latino “rosarium”, ovvero “rosaio”. Nel Medioevo, infatti, c’era un’usanza che consisteva nel mettere una corona di rose sulle statue della Vergine Maria. Si attribuisce la nascita del rosario a un’apparizione della Madonna, con la conseguente consegna a San Domenico. Il primo documento ufficiale della Chiesa cattolica risale al XV secolo con papa Sisto IV, che con la bolla “Ea quæ ex fidelium” del 1479 afferma che la pratica del rosario era diffusa nell’antichità; era poi caduta in disuso, ed era stata ripristinata in seguito. A tale documento ne seguirono altri dei successivi pontefici. La bolla con la quale vennero stabilite le precise modalità per la recita del rosario fu la “Consueverunt Romani Pontifices”, emanata da papa Pio V nel 1569. Alla recita del rosario è connessa la possibilità di ottenere un’indulgenza, plenaria o parziale. La preghiera è destinata a ogni persona per ottenere grazie e consolazioni per sé o per altri, per la diffusione delle buone azioni nel mondo, per la soluzione dei conflitti internazionali, per la conversione e la crescita spirituale. Le grazie risultano dall’esperienza non solo di santi e religiosi, ma anche di persone comuni che ne hanno lasciato testimonianza pubblica. Ogni corona comprende la meditazione di cinque misteri (eventi, momenti o episodi significativi) della vita di Cristo e di Maria e la recita di cinquanta Ave Maria divise a gruppi di dieci (decine o “poste”). La versione integrale e classica della meditazione prevedeva la contemplazione di tutti i quindici misteri e la recita di centocinquanta Ave Maria, con l’antichissima e voluta analogia con i centocinquanta salmi del Salterio. Dal 2002, con l’aggiunta da parte di papa San Giovanni Paolo II con la Lettera Apostolica “Rosarium Virginis Mariæ” dei cinque “misteri luminosi”, si contano venti “poste” per complessive duecento Ave Maria.
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