Don Mario Bianchi è economo e incaricato diocesano per la promozione del sostegno economico alla Chiesa cattolica. Gli abbiamo chiesto di spiegarci meglio che cos’è il “famigerato” 8xmille alla Chiesa cattolica. E, soprattutto, come viene utilizzato.
Don Mario, a che cosa serve l’8xmille?
«Per rispondere potremmo usare due modi: il primo è dare delle cifre “fredde”; il secondo è entrare nella storia delle persone, raccontare le loro esperienze e, soprattutto, che cosa l’8xmille ha fatto nella loro vita per migliorarla. Perché, al di là dei proclami, da qualunque parte arrivino, il punto è aiutare la persona».
Quindi non è solo una “questione privata” della Chiesa…
«No, perché è la Chiesa che si mette a servizio della società con i fondi degli stessi cittadini, accostandosi e collaborando con lo Stato nelle opere di carità a servizio di tutti. Oltre, ovviamente, a lavorare per il suo obiettivo evangelico, pastorale e di formazione religiosa».
Ma in che modo l’8xmille tocca la città di Alessandria?
«Faccio degli esempi: l’8xmille porta un aiuto ai bisognosi che tutti i giorni vanno a mangiare alla mensa della Caritas in Via delle Orfanelle, o hanno bisogno di un posto dove dormire in Via Mazzini. Penso anche al progetto di via Ghilini, dove alcune famiglie hanno già una casa. E stiamo lavorando perché questo accada anche in via Parma, con la ristrutturazione di altri alloggi temporanei. Tutto questo è 8xmille, e riguarda l’intera città e i paesi limitrofi. Ma penso anche alla custodia del patrimonio culturale attraverso la cura e la manutenzione di edifici del culto, dove le persone comunque vivono la fede, custodiscono la loro storia e si ritrovano come comunità».
Con quali criteri vengono distribuiti i fondi? Chi decide?
«E’ il Vescovo a decidere, sentiti i pareri dell’incaricato del Sovvenire, del Consiglio Diocesano per gli Affari Economici, del Collegio dei Consultori, e, per gli interventi caritativi, del Direttore della Caritas diocesana. I criteri per la distribuzione sono gli obiettivi e le necessità pastorali a breve e lungo termine, determinati dalle priorità che il Vescovo individua per il bene della Diocesi».
Che impatto ha nel sociale l’8xmille?
«A livello di sensibilità comune, mi sembra che l’impatto sia poco intenso, perché non mi pare di percepire nella gente la consapevolezza del collegamento tra i fondi 8xmille e l’opera sostenuta. A volte nemmeno a noi come Chiesa viene spontaneo ricordarlo sovente: forse bisognerebbe farlo, anche per smontare con i fatti le solite, e stanche, accuse contro l’8xmille alla Chiesa cattolica. Se non ci fossero più risorse provenienti dall’8xmille opere come il Seminario, la mensa dei poveri o l’aiuto ai carcerati potrebbero esser ridotte di molto o venire meno. D’altronde, le entrate del bilancio della diocesi sono composte per quasi due terzi dai contributi dell’8xmille. Gli italiani affidano dei soldi alla Chiesa: e la Chiesa, attraverso le Diocesi, li immette nuovamente in circolo in maniera costruttiva, dando così anche un impulso all’economia del Paese, attraverso il perseguimento di un fine buono per tutti».
E se un giorno venisse revocato?
«Tutto il peso di queste attività graverebbe sui fedeli, sulle parrocchie e, per le opere che verrebbero a mancare, di riflesso anche sullo Stato. E tutto ciò potrebbe costare alla collettività molto di più!».
Andrea Antonuccio