Care lettrici, cari lettori, mi permetto di segnalarvi il discorso di papa Francesco a oltre duemila seminaristi e sacerdoti dei collegi ecclesiastici romani (e di cui riportiamo proprio qui in prima pagina una frase ben poco “clericale”). A un certo punto il Pontefice racconta di un sacerdote «che abitava qui a Roma, poi è tornato in Libano ed è morto lì – un uomo con fama di santità, è morto anziano – si diceva di quest’uomo: “ride di tutto: ride degli altri, ride di sé stesso, anche della propria ombra”». Ma davvero può esistere un santo che ride, e lo fa addirittura di se stesso? Continua il Papa, spiazzando tutti: «Senso dell’umorismo. E per me il senso dell’umorismo è l’atteggiamento umano – è umano! – più vicino alla grazia. È quel “relativismo” buono, il relativismo della gioia, il relativismo della spiritualità, quel relativismo che nasce dallo Spirito Santo». Concludendo poi così: «I giovani – tutti voi siete giovani –, i giovani narcisisti si guardano allo specchio, si pettinano… A volte – vi consiglio – guardate nello specchio e ridete di voi stessi. Ridete di voi stessi. Vi farà bene». Che liberazione! Possiamo ridere di noi stessi senza perdere nulla (anzi, guadagnando in umiltà e senso della realtà). Non so come dirvi quanto per me queste parole siano commoventi. Confermano in maniera autorevole ciò che ho sempre riscontrato nella vita: e cioè che le persone innamorate di Cristo sono quelle più dotate di sense of humour. I “tristoni”, sempre seri e pieni delle loro convinzioni, hanno qualche problema: di fede, innanzitutto. Suvvia, ridiamo un po’ di noi stessi. Ci farà bene. E se lo dice Francesco…
Andrea Antonuccio
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