«Carissimi, che bella la liturgia della Parola che abbiamo ascoltato. Così profonda, così semplice ma nello stesso tempo piena di speranza. Perché la nostra vita è fatta in questo modo. Noi siamo un piccolo gregge, non vedo tra voi molti sapienti, non molti nobili, non molti ricchi, come diceva san Paolo ai Corinzi. Siamo gente semplice che vuole seguire Gesù, e lo vuole fare lasciandosi trapiantare. Che è faticoso, il trapianto lì per lì non è una cosa piacevole, la pianta sempre un po’ la patisce. Eppure è la via della nuova vita, di un nuovo dimorare. Metterà rami, farà frutti, sarà un cedro magnifico, sotto di lui tutti gli uccelli dimoreranno, ogni volatile all’ombra dei suoi rami si riposerà. Così abbiamo ascoltato la Profezia di Ezechiele. E così vuole essere la nostra Chiesa di Alessandria: fatta di gente semplice; fatta di gente che si lascia trapiantare; fatta di gente che vuole rinascere a una nuova vita, a una vita saporita, a una vita luminosa; gente che non si rassegna al buio di oggi; gente che non si rassegna alla vittoria del male, ma che si mette a servire umilmente anche nelle tenebre perché il bene vada avanti e vinca. Questa è la nostra storia, questa è la nostra sorte, questo è il nostro destino. Abbiamo ascoltato nel vangelo che la vita cristiana è questa, non è fare chissà che cosa ma lasciarsi fiorire, lasciarsi crescere da quel seme che viene seminato nei nostri cuori grazie ai sacramenti che abbiamo ricevuto e che porta frutto se non poniamo ostacolo. E per non porre ostacolo, io ricordo, seguendo il nostro piano pastorale abbiamo quattro condizioni. Essere perseveranti nell’insegnamento degli apostoli, cioè in quello che Gesù ci ha voluto tramandare attraverso gli apostoli, i suoi insegnamenti. Essere perseveranti nella comunione, nel volerci bene anche quando siamo differenti, anche quando abbiamo modi di pensare diversi, perseverare nel volerci bene, nella comunione. Essere perseveranti nello spezzare il pane, nel celebrare l’eucarestia. Essere perseveranti nelle preghiere. Siamo qui a celebrare in questa piazza perché vogliamo offrirci come pane da mangiare, anche alla nostra comunità cittadina, con il nostro servizio, con la nostra perseveranza, con il nostro volere il bene. Anche a ogni costo, anche quando sbagliamo, ma vogliamo ricominciare con la semplicità e la piccolezza degli esseri umani, che però condotti da Dio, senza nemmeno accorgersene, fanno grandi cose. Carissimi fratelli e sorelle, sapete che io l’anno scorso ho richiamato sull’importanza dei frutti, perché dobbiamo avere ben chiaro che dobbiamo portare frutto. Ecco stiamo germogliando, noi stiamo germogliando. Io vedo tanti germogli, preghiamo il Signore che non vengano gelate, che ci difenda dalle malattie, dagli insetti infestanti, perché se così succede noi vedremo dei frutti e li vedremo con grande abbondanza. Ci mettiamo nelle mani di Dio dicendogli: “Signore, sono qui, sono qui per te a fare la mia piccola parte, la voglio fare con fedeltà al fianco di tanti miei fratelli”. Tutti la nostra piccola parte e chi è fisicamente più debole la farà con l’offerta della sua debolezza attraverso la preghiera e l’offerta interiore. Chi ha più energie le metterà a disposizione senza dimenticare la preghiera, ma tutti vogliamo fare la nostra parte. Tutti. Per il bene della Chiesa, del mondo, dei nostri fratelli che vivono la nostra città, anche di quelli che non credono. Non lo facciamo per gli applausi, non lo facciamo per sentirci dire “Bravi”. Lo facciamo perché sappiamo che il bene di andare avanti e quindi noi dobbiamo essere strumenti del bene. Punto e chiuso. Poi se apprezzeranno bene, se ci sputeranno addosso va bene lo stesso. L’importante è fare le cose per il bene e continuare ad andare avanti per il bene. Questo vuole il Signore da noi. E la vita cristiana funziona così. È come l’uomo che getta il seme nel campo sul terreno, e poi sta mica lì, va a casa, giorno e notte il seme pian pano germoglia, cresce e poi viene fuori prima lo stelo, poi la spiga, poi il chicco pieno nella spiga. E quando il frutto è maturo ecco che avviene la mietitura. Vogliamo andare avanti con questa parola rasserenante. Non siamo noi a fare le cose, è Dio che le fa in noi. Non facciamoci tanti problemi di cosa dobbiamo fare, diciamo la nostra disponibilità al Signore, poi lui ci userà come sta facendo e come continuerà a fare. Perché lo stile di Dio è questo: non grandi progetti ma usare le persone che dicono il loro sì. Un sì semplice e profondo, come quello di Maria. Il sì di persone che leggono la Parola di Dio insieme, che la condividono insieme e che cercano di darsi disponibili a questa Parola che salga. Che la Vergine Maria allora ci accompagni in questa celebrazione e ci faccia gustare la bellezza della presenza del suo figlio Gesù il quale è qui come volto della misericordia del Padre per dire: “Sono in mezzo a voi, dove vivete? Dove abitate? E sono qui per dirvi che non vi lascio, che sono un Dio fedele e mi prendo cura di voi”. Che il Signore si manifesti ai nostri cuori, si manifesti alla nostra piccola comunità e ci faccia godere della sua presenza e della dolcezza del suo amore. Sia lodato Gesù Cristo».
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