Commento al Vangelo di Domenica 22 luglio 2018
XVI domenica del Tempo Ordinario
“Ciò che non si possiede né si conosce, non si può dare né insegnare ad altri” (Platone, Simposio, XVIII, 196e). La conoscenza è il desiderio di ogni persona che, fin dalle prime ore di vita, nutre se stessa di esperienze, nozioni, paure, misteri, meraviglia e novità.
L’insegnamento è una delle modalità di trasmissione della conoscenza e del sapere. Conoscere può significare dominio o cura degli altri. Nella contemporaneità il primo aspetto risulta preponderante trasformando la scienza e la tecnica come puri strumenti di dominio e la conoscenza come sinonimo di potere. Il secondo aspetto riguarda invece la bella possibilità della conoscenza come speranza per tutti di vita migliore e di condivisione del bene.
Le pagine della Parola di Dio di questa domenica propongono l’immagine del pastore, come di colui che si pone alla guida amorosa delle sue pecore. Le riflessioni che ne scaturiscono sono tre e si possono applicare non solo ai sacerdoti, ma a tutti coloro che sono guide degli altri, a partire dai genitori, gli insegnanti, i catechisti, gli educatori. La prima riflessione riguarda il cattivo esempio delle guide. Il ruolo di coloro che sono guide di altri non può trasformarsi in abuso del potere, in divisioni, in disinteresse. La promessa del Signore è quella di costituire pastori capaci di condurre con autenticità il gregge a loro affidato.
La seconda riflessione riguarda la necessità di guide autentiche e generose perché i sentimenti di Gesù riferiti al suo tempo sembrano essere validi anche oggi, poiché spesso sembra di essere come pecore senza pastore. La terza riflessione riguarda la difficoltà di lasciarsi condurre. Non sempre le persone hanno il coraggio o la voglia di mettersi alla scuola di qualcuno, spesso prevale il sentimento dell’”io non ne ho bisogno”.
Quanto è difficile comprendere la necessità della formazione, della catechesi, dell’approfondimento della Parola di Dio, del discernimento. Cristo Maestro non smette mai di donare la vita nuova attraverso la sua Parola, non smette mai di avere compassione e può ancora insegnare molte cose. I credenti cristiani non si lascino tentare dall’idea che la fede e la vita cristiana siano mete raggiunte alla ricezione dei Sacramenti vissuta da ragazzi.
Lo sforzo del credente sarà invece quello di una fede adulta, dove l’ascolto e il desiderio continuo di profondità, creeranno uomini e donne dal cuore aperto, dalla mente veloce e dalla volontà capace di piegarsi al bene. Diventando ottimi discenti si sarà migliori docenti.
A cura di don Giuseppe Di Luca