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Festa popolare di Torgnon – Il senso della festa: «Evento di tutta la diocesi»

Roberto Tasso, segretario AC diocesana

Qual è il senso della Festa Popolare?
«Sono diversi gli aspetti che danno senso alla Festa Popolare. Da un lato la continuazione di una tradizione che risale all’epoca in cui i seminaristi di Alessandria passavano il periodo estivo nella casa che il Seminario diocesano aveva ad Oropa Bagni, e salire lassù costituiva un momento di unione coi seminaristi e di festa di popolo, prospettiva quest’ultima che ancora oggi continua a dare senso all’iniziativa. Quindi è un momento di aggregazione significativo proprio per il ritrovarsi insieme col nostro Vescovo a pregare e a trascorrere una giornata fuori dalla quotidianità, a contatto con la natura, nella cornice delle splendide montagne valdostane».

Torgnon: dalla tradizione alla novità. Ci spieghi bene di che cosa si tratta?
«La novità principale degli ultimi anni è stato il coinvolgimento della diocesi nell’organizzazione della giornata principalmente attraverso la Consulta Diocesana delle Aggregazioni Laicali. Novità di quest’anno sono anche il diretto coinvolgimento nella fase organizzativa della Coompany2, la cooperativa che gestisce la casa, e la destinazione delle off erte raccolte durante la giornata alla Caritas diocesana, in particolare al progetto Case Solidali».

Che cos’è per te questa festa?
«È un appuntamento annuale irrinunciabile. Ho iniziato a partecipare quando ero giovane, dando una volta anche il mio personale contributo all’animazione pomeridiana: suonavo la pianola (con risultati incerti!) in un gruppetto messo insieme proprio per la festa. Poi negli ultimi 15-20 anni ho fatto parte del gruppo organizzatore: da un lato è un impegno consistente ma dall’altro ho l’impressione che mi mancherebbe qualcosa se non ci fossi dentro».

Come sarà impostata la giornata, quest’anno?
«Dopo gli arrivi e l’accoglienza, alle 11 ci sarà la celebrazione eucaristica, a cui seguirà il pranzo, presso la casa o al sacco. Nel pomeriggio ci sarà l’animazione per tutte le età attraverso giochi e intrattenimenti vari. Quest’anno vogliamo caratterizzare la festa anche attraverso la testimonianza di tante persone che sono passate dalla Maria Nivis come partecipanti a campi scuola, convegni, Tre giorni o altro: sono moltissime le storie che si sono intrecciate in questa casa durante i suoi quasi 50 anni di vita e così abbiamo chiesto a tutti di dare il proprio contributo condividendo foto, ricordi, racconti delle esperienze vissute. Questa però non vuole essere una rievocazione nostalgica ma un modo per far conoscere a tutti queste pagine importanti della storia diocesana e appassionarci ancora di più per dare un seguito altrettanto significativo al passo coi tempi».

Secondo te come si può coinvolgere ancora di più la diocesi in questo evento?
«Non è semplice riuscire a far comprendere che questa festa appartiene a tutta la diocesi e non è solo un’iniziativa dell’Azione Cattolica, che storicamente ne ha sempre curato l’organizzazione e che tutt’oggi ne è il principale animatore. Ma la festa come la casa Maria Nivis non sono dell’AC, sono della diocesi tutta e quindi è tutta la comunità che deve sentirsi coinvolta direttamente. È necessario maturare questo cambio di mentalità, di prospettiva in modo che la Festa popolare diventi davvero Festa diocesana».

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