Care lettrici e cari lettori,
la vicenda delle accuse di monsignor Carlo Maria Viganò contro papa Francesco penso la conosciate tutti. Di fronte a un Pontefice che nell’omelia a Santa Marta di lunedì 3 settembre chiede silenzio e preghiera «con le persone che non hanno buona volontà, con le persone che cercano soltanto lo scandalo, che cercano soltanto la divisione, che cercano soltanto la distruzione, anche nelle famiglie», non sarò certo io a rimestare nel torbido. Mi ha però colpito, in positivo, il giudizio del direttore de “La Civiltà Cattolica”, padre Antonio Spadaro: «Già vedo che questa triste vicenda del “comunicato Viganò” – che ha fatto morti e feriti e tanto danno ha fatto alla gente, alla Chiesa – alla lunga potrà avere effetti positivi sulla Chiesa stessa» scrive Spadaro. Effetti positivi? «Il Papa trae energia dal conflitto e lo vede come un segno che la sua azione dà fastidio. La forza propulsiva del pontificato di Papa Francesco si manifesta proprio nel parossismo dei colpi di coda che genera e che gli si scaraventano addosso. Attraversandolo senza smuoverlo». E ancora: «Il discernimento avanza e svela le intenzioni. Alcuni pastori si sono svelati lupi. No, non bisogna pensare a una purificazione generale. Non è possibile estirpare il male dalla Chiesa, del resto, finché resterà umana. Una Chiesa pura e impeccabile sarebbe un’astrazione irreale. Dove c’è uomo o donna c’è sempre un’ombra. Bisogna però pensare a una Chiesa più umile a modello del suo Signore Crocifisso che proprio umiliato sulla croce ha salvato il mondo…». Di tutta la vicenda Viganò, credo sia questo il giudizio da portare a casa.
Andrea Antonuccio
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