“GiornInsieme” è un’iniziativa unitaria dell’Azione cattolica che, dal termine della festa popolare di domenica 26 agosto sino a martedì 28, ha coinvolto a Torgnon una cinquantina di persone di tutte le generazioni con riflessioni, preghiere, camminate, confronti, giochi e tanto divertimento. A fare da filo conduttore il brano di Vangelo in cui avviene l’incontro di Gesù con Marta e Maria. Abbiamo chiesto a Sara Castellotti e Gabriele Macario di raccontarci la loro esperienza a “GiornInsieme”.
Che giornate sono state per voi?
«Sono state giornate di riposo, inteso proprio come “riposo dell’anima”. Abbiamo potuto godere dell’ospitalità professionale e accogliente della casa Maria Nivis, casa che noi conosciamo dall’infanzia, e stare in semplicità con amici cari, con cui abbiamo condiviso molte cose negli anni passati. Sono stati un “ritornare” e uno scoprire».
Cosa avete “portato a casa”, umanamente?
«In primis, una stima accresciuta e rinnovata per quanto i nostri amici in vari settori diocesani e parrocchiali, nell’ambito della carità, dell’accoglienza o dell’accompagnamento educativo, stanno portando avanti con molta umiltà ma anche molta efficacia. È stato molto intenso scoprire e riscoprire quanta ricchezza di umanità e disponibilità ci sia in Diocesi, a partire dallo stesso progetto della Coompany2 che gestisce la Maria Nivis con la direzione sensibile e competente di Dario, che ha condiviso con noi alcuni momenti arricchendoci moltissimo».
Quanto, e in che modo, il vostro matrimonio beneficia di momenti come quelli di “GiornInsieme”?
«Il nostro matrimonio beneficia sempre di incontri come questo, come anche di incontri di studio o di spiritualità come sono quelli che viviamo nell’Equipe Notre Dame di cui facciamo parte, in quanto sono occasioni per rinnovare il dialogo tra noi, per confrontarci con realtà diverse, per ritrovare momenti di preghiera o ludici che a volte nella quotidianità si disperdono un po’ e che servono, tanto, a cementare la nostra relazione e a mostrarci all’altro in modo diverso e più completo».
Voi avete due figli piccoli: per loro che tipo di esperienza è stata?
«Per Fabio e Sudhà è stata una bellissima esperienza di amicizia, con bambini e ragazzi di età diverse. Con alcuni bimbi c’è un’amicizia consolidata e quasi quotidiana, con altri si è creata in quei giorni ma in tutti i casi è stato bellissimo per loro, che erano dispiaciuti di andare via ed entusiasti all’idea di rivedersi tutti a Betania il 30 di settembre. Ci piace sempre molto vedere, tra l’altro, come in occasioni come queste, in cui i momenti di preghiera sono più intimi, colloquiali e informali, i nostri bambini apprezzino molto più del solito il momento della riflessione o della preghiera. Noi stessi, del resto, siamo cresciuti e ci siamo nutriti con le preghiere e le celebrazioni “al campo” sui prati di Torgnon».
Che cosa vuol dire per voi fare parte dell’Azione Cattolica?
«Per noi è indubbiamente un pezzo della nostra storia: ci siamo conosciuti grazie all’Azione Cattolica! Molti nostri riferimenti culturali e del modo di concepire la partecipazione alla Chiesa sono legati a questo ambito e si sono formati in esso. Soprattutto, però, anche considerando gli ultimi anni in cui siamo molto meno presenti a livello “operativo”, appartenere all’Ac è per noi essere parte di una fitta rete di relazioni, cariche di quella confidenza e immediatezza che l’aver lavorato, anche intensamente, fianco a fianco ha prodotto nel tempo».
Alessandro Venticinque