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Quello che Dio ha congiunto – commento al vangelo

Dal Vangelo secondo Marco

Commento al Vangelo di Domenica 7 ottobre 2018
XXVII domenica del Tempo Ordinario

La liturgia della parola della 27ª domenica del tempo ordinario offre insegnamenti importanti per la vita familiare. Il vangelo parla della fedeltà del matrimonio e dell’accoglienza dei bambini. Esso viene preparato dal racconto della Genesi, contenente il celebre racconto della creazione dell’uomo e della donna.
Nel vangelo i farisei domandano a Gesù, per metterlo alla prova, se è lecito ad un marito ripudiare la propria moglie. Probabilmente avevano sentito le affermazioni di Gesù sulla fedeltà nell’amore e la sua posizione piuttosto libera riguardo all’osservanza delle norme.

A quel tempo, infatti, la legge data da Mosé nel Pentateuco prevedeva che si potesse ripudiare la moglie.
Nella sua risposta Gesù ha l’audacia di correggere la legge e mostra così chiaramente la propria autorità. Egli dice ai farisei: «Per la durezza del vostro cuore Mosè scrisse per voi questa norma». Si tratta quindi di una concessione, che può essere anche superata se non corrisponde più all’intenzione di Dio per il bene degli uomini.
Gesù taglia corto su tutte le casistiche e rimanda ad un principio-guida superiore, da assumere come norma di pensiero e di comportamento. Il progetto originario di Dio prevede che marito e moglie costituiscano tra di loro un’“unità” tale da non poter più essere divisibile: «Dall’inizio della creazione Dio li fece maschio e femmina; per questo l’uomo lascerà suo padre e sua madre e i due diventeranno una carne sola». Qui Gesù si riferisce al racconto della creazione che ascoltiamo in questa domenica come prima lettura.

L’intenzione originaria di Dio, chiarisce Gesù, è un disegno di comunione, di fedeltà reciproca tra l’uomo e la donna, così essi «non sono più due, ma una sola carne».
L’insegnamento di Gesù è molto chiaro, e difende la vita di chi si ama, sottolineando che l’amore autentico implica sempre anche la fedeltà. E questo è diventato il modo propriamente cristiano di concepire il matrimonio: un impegno reciproco di fedeltà, di amore e di unità «nella gioia e nel dolore, nella salute e nella malattia, tutti i giorni della vita».
Si tratta di un impegno molto esigente (qualcuno al giorno d’oggi dice impossibile) ma è interessante notare che è ispirato solo all’amore, e non ad altri interessi, e intende difendere l’amore soltanto. Quando un’unione si scioglie, infatti, è l’amore ad essere sconfitto, quell’amore che Gesù vuole difendere e far crescere.

Quando l’unione si scioglie è l’amore a perdere

Il vangelo completa poi questa prospettiva con un insegnamento sull’accoglienza dei più piccoli.
Alcune persone presentano infatti a Gesù dei bambini perché li benedica, ma i discepoli li rimproverano. Pensano forse che Gesù abbia cose più importanti di cui occuparsi e non abbia tempo per stare dietro a dei semplici bambini. Il Signore però si indigna con i discepoli per il loro comportamento, considerandolo completamente fuori luogo e dice: «Lasciate che i bambini vengano a me, non glielo impedite: a chi e come loro infatti appartiene il regno di Dio».
Nella prospettiva di Gesù i bambini possiedono una grande dignità; essi sono capaci di una vera relazione con Dio perché hanno bisogno di ogni cosa, sanno affidarsi a lui e ai fratelli, senza secondi fini e senza desiderio di prevalere.

Per questo Gesù completa dicendo: «Chi non accoglie il regno di Dio come lo accoglie un bambino, non entrerà in esso». I più piccoli hanno infatti la disposizione corretta per accogliere Dio, un atteggiamento di disponibilità fiduciosa e aperta, perché sanno che ciò che sono e che ogni cosa che posseggono è un dono non meritato e una grazia, data gratis.

A cura di don Stefano Tessaglia

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