«Non permettete che il mondo vi faccia credere che è meglio camminare da soli. Non cedete alla tentazione di concentrarvi su voi stessi, di diventare egoisti o superficiali davanti al dolore, alle difficoltà o al successo passeggero». Lo ha detto papa Francesco ai giovani lituani, radunati nella piazza della cattedrale di Vilnius, durante il suo ultimo viaggio apostolico nei Paesi baltici. Secondo lei, Eccellenza, per quale motivo il papa ha ritenuto opportuno porre l’accento sul «camminare da soli» dei giovani?
«Secondo me ha voluto metterlo poiché è un problema molto concreto del giorno d’oggi, in una società individualista dove viene presentato ai giovani ciò che diverte, ciò che piace, ciò che dà gusto, come traguardo immediato. Così questo invito è estremamente sensato e in esso mi ci ritrovo pienamente. Rimane tuttavia da chiedersi: perché ai giovani vengono fatte queste proposte? Non si tratta di proposte concordate ma è la voce corale che scaturisce dal vociare dei singoli operatori presenti sul mercato con le loro offerte. Viene così da domandarsi: perché si permette di dare un messaggio di questo genere ai giovani? La risposta è che economicamente viene bene così! L’economia in questo periodo tende a essere più l’ispiratrice delle leggi che colei che è regolata dalle leggi. E viene ancora da domandarsi: è questo il mondo che vogliamo? Lascio la risposta al singolo lettore, ricordando però che Gesù ha detto che non possiamo servire due padroni, Dio e Mammona».
Sorge allora un’altra domanda: come si fa a non camminare da soli? Non le sembra che in giro ci sia una “povertà” di proposte, educative e di amicizia?
«Le cose preziose vanno cercate. Se fai il collezionista di francobolli cerchi il “Gronchi rosa”, non ti viene venduto in edicola allegato a una collana di filatelia. Per cui le proposte che impreziosiscono la nostra vita chiedono di essere cercate. Dall’altra parte però è anche vero che talvolta certe proposte non sono immediatamente attraenti, e questo aspetto ce le può far scambiare per proposte non definitivamente accattivanti; vale la pena ricordare che il bene è definitivamente accattivante, appassionante, intrigante al punto che una volta che l’hai sperimentato, “assaggiato”, non puoi privare più la tua vita di quel sapore, come di un cibo straordinariamente buono: non ti basta averlo assaggiato una volta, ma vuoi poterlo gustare di nuovo».
La Chiesa, oggi, sa parlare ai giovani?
«A sentire la condivisione che abbiamo recentemente fatto nella Consulta regionale di Pastorale giovanile riguardo la Veglia in preparazione al Sinodo dei vescovi svoltasi a Roma, direi di sì, perlomeno nei grandi eventi. Tuttavia la grande sfida è quella di saper parlare ai giovani nella quotidianità della vita ordinaria, e su questo abbiamo ancora delle fatiche».
E che cosa può proporre la Chiesa, come punto centrale del proprio annuncio ai giovani nell’ordinarietà della vita?
«I fatti prima delle parole. Uno stare insieme che sia veramente accogliente, gioioso, paziente, coinvolgente, convincente».
In diocesi è appena ripartito il percorso del discernimento comunitario. Perché un giovane dovrebbe partecipare? Che cosa può trovare?
«Il discernimento comunitario è come un diapason: ci dà la nota perché possiamo cantare insieme, come coro, sinfonicamente. E la sintonia la si trova nella Parola di Dio ascoltata, riflettuta, pregata e condivisa a livello comunitario. Quest’anno ci ritroveremo non per imparare il discernimento comunitario, ma per comprendere come vivere concretamente gli impulsi, gli stimoli e le suggestioni dati dal Vescovo nella Lettera pastorale».
Lei che benefici ha ricevuto, e riceve, dal discernimento?
«La mia esperienza personale è che il vero discernimento comunitario è quello di quando faccio Lectio divina con gli altri, a prescindere da ciò su cui io desidero fare discernimento. Intendo dire che la Parola di Dio parla! Ci insegna delle cose quando meno ce lo aspettiamo: sono questi i veri insegnamenti che costruiscono poi un discernimento in una comunità quando, ben prima dei problemi, la Parola ha aperto nella nostra mente e davanti ai nostri occhi nuovi orizzonti, sguardi soprannaturali. Idee che sono insieme concrete e trascendenti».
A cura di Carlotta Testa