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La testa e la pancia – Risciacquare il grigio in Arno

Il bello del calcio è che non bisogna mai dare nulla per scontato, il bello del calcio è che, sotto certi aspetti, assomiglia un po’ al poker, con nessuna giocata invincibile e con la scala reale massima che soccombe alla scala minima. E così, anche quando i giochi sembrano fatti, e anche quando sembra che i risultati siano già scritti, appare sempre quell’imponderabile che spariglia il banco e regala inaspettate emozioni: questo è, più o meno, quello che è accaduto in occasione della trasferta aretina. Certo, è un po’ seccante andare in stampa senza conoscere ancora il risultato del derbyssimo con il Novara ma, proprio tenuto conto dell’assoluta peculiarità di una partita come quella contro gli azzurri (che, se l’Alessandria soffre, non stanno certo godendo), preferisco fare il finto tonto e continuare a pensare come se l’ultima partita fosse stata proprio quella contro gli amaranto di Dal Canto che ha offerto bagliori di luce in un momento in cui nebbia e buio sembravano essere la cifra meteo dominante sulla strada dell’Orso. Ma cosa è successo sulla sponda toscana? È presto detto, è successo che l’Alessandria, contro una delle formazioni più toniche ed in forma del campionato, ha schierato un undici che avrebbe spaventato la testa e fatto brontolare la pancia, con una marcata propensione offensiva e con uomini quali De Luca, Santini, Sartore, Bellazzini e Maltese tutti in campo dal primo minuto ma ha infilato la prestazione che non ti aspetti mettendo in grave difficoltà l’Arezzo. Il fatto, poi, che i Grigi siano stati acciuffati solo al novantacinquesimo non è stato certamente bugiardo rispetto a quanto visto sul terreno di gioco se si pensa che già nel primo tempo due legni colpiti in rapida successione avevano impedito all’Orso la gioia del vantaggio e che ben tre giocatori aretini (contro uno solo dell’Alessandria) erano stati ammoniti dall’arbitro (e uno, addirittura, aveva dovuto lasciare anzitempo il campo per intemperanze).Ebbene, sono stato, tutti questi, segnali che hanno dimostrato come la squadra di casa fosse andata in sofferenza con i Grigi e avesse disputato pressoché l’intero incontro con i nervi a fior di pelle, soffrendo per i centrocampisti di una squadra che mister D’Agostino aveva messo in campo in modo audace, e al tempo stesso intelligente, mostrando di saper ben leggere di incontro e di saper cogliere i punti deboli degli avversari. Certo, quel pareggio in pieno recupero non è un buon segno in termini di buona a cattiva sorte all’interno di un campionato che non sta certamente regalando grandi gioie alla tifoseria locale ma conta la prestazione di un’Alessandria in salute che, anche senza essersi trasformata per magia in una squadra di campioni, ha comunque dimostrato di essere viva e di avere più d’una freccia al proprio arco. Mi auguro, mio caro lettore, che qualcuna sia stata scoccata nel derby

Silvio Bolloli

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