Domenica 23 dicembre la Comunità di Sant’Egidio e la Caritas diocesana preparano un pranzo di Natale per le persone in difficoltà, nella Casa di Quartiere in via Verona 116 ad Alessandria. Abbiamo chiesto a Cristina Ravazzi, della comunità di Sant’Egidio, di raccontarci come funziona Partiamo dalla Comunità di Sant’Egidio.
«Siamo presenti ad Alessandria dal 2000. Inizialmente eravamo in pochi, facevamo l’incontro di preghiera grazie agli amici di Genova che ci hanno seguito nei primi passi. Ma dal momento che il nostro principio cardine è il Vangelo, e quindi l’amicizia con i poveri, abbiamo iniziato un servizio con gli anziani».
E poi?
«Da quel gesto sono nate altre iniziative, tra cui, ormai da sette anni, il pranzo di Natale ad Alessandria».
Come si organizza un pranzo come il vostro?
«Intanto vorrei ringraziare la comunità San Benedetto al Porto, che ci ospita da due anni. Noi siamo partiti qualche mese fa, occupandoci della raccolta dei regali. Alla fine del pranzo, per ciascun ospite c’è un dono con il nome sopra, consegnato personalmente da Babbo Natale. Il compito di dare i regali è affidato solitamente ai volontari più giovani. In questi mesi siamo stati impegnati nella raccolta, sensibilizzando la città e invitando tutti a portare cose nuove. Se ci pensiamo bene, i poveri indossano tutto l’anno solo cose usate. Ma a Natale no, dai… (sorride)».
Che tipo di esperienza è per voi ?
«Per noi di Sant’Egidio l’organizzazione del pranzo è stata una svolta. All’inizio eravamo in pochi, ma poi l’impegno di vicinanza col povero cambia completamente la prospettiva, e anche il numero di persone aumenta. L’anno scorso i volontari erano un centinaio: e qualcuno ha iniziato a seguire l’attività della nostra comunità».
Ci puoi raccontare un episodio significativo?
«Qualche anno fa è successo che una persona che vive in strada, ricevendo il regalo con il suo nome, ha detto: “Questo regalo arriva da Dio, perché solo Dio conosce il mio nome”».
Andrea Antonuccio