Curioso quello che sta succedendo in queste ultime settimane ad Alessandria e, per certi versi, prevedibile: la squadra è oggettivamente di livello medio-basso, i risultati ne rispecchiano il livello e i Grigi si ritrovano in piena zona play-out, probabilmente con la prospettiva di una stagione salva anche grazie alle altrui disgrazie (leggi Pro Piacenza, Lucchese e forse anche Cuneo). La curva, dopo un’iniziale spaccatura ha atteso qualche mese prima di lanciare invettive contro il presidente Luca Di Masi, accusato giustamente, in quanto capitano della barca, di essere il responsabile di un notevole indebolimento dell’organico. Altro leitmotiv della stagione è stata la decisione del pubblico di astenersi da qualsivoglia contestazione nei confronti dei giocatori ritenendoli anzi meritevoli di plauso per aver espresso il meglio del loro, certamente non eclatante, potenziale. Ed ecco la novità: mister D’Agostino, fino ad ora non osannato né criticato dai tifosi ha cominciato ad essere il bersaglio di strali provenienti dai colleghi della carta stampata (o di qualche sito web) che, nella convinzione che la finestra di mercato di gennaio abbia rafforzato all’organico dei Grigi, hanno individuato nello stesso il principale responsabile dei risultati che continuano a mancare, in primis per aver voluto insistere sul modulo di gioco (il 3-5-2) a loro avviso forse poco adatto a esprimere al meglio le caratteristiche dell’Alessandria. Da siffatte disamine, ad oggi, e sempre salvo prova contraria, mi sento di dissentire.
E perché? Per una ragione molto semplice: ritengo che questa squadra resti di livello medio-basso anche dopo i recenti innesti del mercato di riparazione, perché Geminiani ha dimostrato di non essere un fenomeno, Chiarello deve ancora esprimersi e Coralli è probabilmente sul sunset boulevard della sua carriera. Ergo, la squadra resta quello che è e dovrà semplicemente cercare di mantenere la Categoria in vista del prossimo campionato.
Ma allora perché prendersela, o meglio non prendersela con D’Agostino? Un allenatore può fare disastri con un eccellente organico quando utilizza male gli uomini ed eventualmente non salvaguarda certi equilibri di spogliatoio o, ancor peggio, fomenta ed alimenta tensioni di vario genere, ma è molto più improbabile che accada il contrario: nello specifico, un allenatore è comunque un uomo che deve lavorare con altri uomini e non ha il potere di trasformare in fenomeni onesti professionisti. Prima di gettare la croce su di lui bisognerebbe quindi cercare di capire che cosa riuscirebbe a fare un altro al suo posto e questa è una previsione che ci sentiamo di fare: con un altro uomo al comando l’Alessandria potrebbe forse vivere due o tre domeniche di energia, che è più o meno ciò che accade quando cambia il timoniere e i giocatori, specie quelli maggiormente sfiduciati, sentono in positivo il sopraggiungere del vento nuovo, ma poi, se il materiale resta quel che è, prima o poi la formazione finisce con l’assestarsi sugli stessi livelli del precedente trainer.
Spero di sbagliarmi e, sia chiaro, non faccio il tifo per l’esonero di D’Agostino né sono per partito preso un suo difensore ma ritengo che questa formazione abbia limiti intrinseci che non le consentono di fare molto più di ciò che sta già facendo anche in presenza di un’altra guida: spero di sbagliarmi ma sono piuttosto convinto che sia così. Se, ad ogni buon conto, si volesse insistere nel gettare la croce sul mister, si finirebbe con il ritornare a parlare del presidente perché un ottimo allenatore l’Alessandria lo scorso anno ce l’aveva, ed era mister Marcolini ma lo stesso, dopo avere capito quali erano le prospettive della società per questa stagione, aveva spontaneamente preferito cambiare aria. Quindi, alla fine, il cane torna a mordersi la coda…
Silvio Bolloli