Ogni anno, l’11 di febbraio si commemora l’anniversario della prima apparizione della Vergine Maria a Bernadette; ed è proprio in questo giorno che ricorda la Madonna di Lourdes, che Giovanni Paolo II ha stabilito, a partire dal 1993, la Giornata mondiale del malato. «Gratuitamente avete ricevuto, gratuitamente date» (Mt 10,8) è il tema legato alla celebrazione di quest’anno, per la quale papa Francesco ha inviato il suo consueto messaggio. Proprio a partire dalle parole pronunciate da Gesù quando inviò gli apostoli a diffondere il Vangelo, il papa sviluppa la sua riflessione, ricordando che «i gesti di dono gratuito, come quelli del Buon Samaritano, sono la via più credibile di evangelizzazione». La cura dei malati, prosegue poi Francesco, ha bisogno certamente di professionalità, ma anche «di tenerezza, di gesti gratuiti, immediati e semplici come la carezza, attraverso i quali si fa sentire all’altro che è ‘caro’». La vita, infatti, è un dono di Dio, e papa Francesco ricorda a tutti l’ammonizione di S. Paolo: «Che cosa possiedi che tu non l’abbia ricevuto?» (1 Cor 4,7). Così, proprio perché è un dono, l’esistenza non può essere considerata «un mero possesso o una proprietà privata, soprattutto di fronte alle conquiste della medicina e della biotecnologia».
Il messaggio per questa giornata 2019 sottolinea poi che anche le comunità cristiane devono reagire con forza «alla cultura dello scarto e dell’indifferenza», ponendo invece la cultura del dono e dalla gratuità «come paradigma in grado di sfidare l’individualismo e la frammentazione sociale contemporanea». Ogni uomo, infatti ricorda il papa, «è povero, bisognoso e indigente. Quando nasciamo, per vivere abbiamo bisogno delle cure dei nostri genitori, e così in ogni fase e tappa della vita»; nonostante tutti gli sforzi delle conquiste tecniche «ciascuno di noi non riuscirà mai a liberarsi totalmente dal bisogno e dall’aiuto altrui, non riuscirà mai a strappare da sé il limite dell’impotenza davanti a qualcuno o qualcosa. Anche questa è una condizione che caratterizza il nostro essere “creature”. Il leale riconoscimento di questa verità ci invita a rimanere umili e a praticare con coraggio la solidarietà, come virtù indispensabile all’esistenza». Papa Francesco pone poi a modello di questo atteggiamento di gratuità verso i fratelli malati e bisognosi, la figura di Santa Madre Teresa di Calcutta, «un modello di carità che ha reso visibile l’amore di Dio per i poveri e i malati».
Madre Teresa, prosegue il pontefice, «si è chinata sulle persone sfinite, lasciate morire ai margini delle strade, riconoscendo la dignità che Dio aveva loro dato; ha fatto sentire la sua voce ai potenti della terra, perché riconoscessero le loro colpe dinanzi ai crimini della povertà creata da loro stessi». Una così grande testimone della carità ci aiuta tutti a comprendere che l’unico criterio di azione oggi può essere soltanto l’amore gratuito verso tutti, senza distinzione di lingua, cultura, etnia o religione. Il suo esempio continua a ispirare credenti e non credenti nell’aprire orizzonti di gioia e di speranza per un’umanità bisognosa di comprensione e di tenerezza, soprattutto per quanti soffrono.
Don Stefano Tessaglia
Direttore Ufficio diocesano pastorale della Salute