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La testa e la pancia – Alessandria: il trionfo e il disastro

La poesia forse più nota di Rudyard Kipling, tradotta in italiano con il celeberrimo titolo di “Se”, recita a un certo punto la virtù dell’uomo che sa incontrare il trionfo e il disastro, e trattare tali due impostori allo stesso modo: ecco, l’Alessandria è passata dal disastro di Piacenza (0-4) all’inatteso trionfo casalingo nel derby con una Pro Vercelli ancor fresca di Serie B ma, a onor del vero, entrambi i risultati sono stati impostori, quindi bugiardi rispetto al reale valore della squadra. Eh già, perché l’Alessandria di Piacenza, che in una sola partita ha preso più goal che nelle precedenti sei, non poteva essere quell’eccellente fortino difensivo che avevamo ammirato nel corso degli ultimi due mesi, ma l’onestà intellettuale ci porta, in egual misura, ad affermare che il 2 a 1 con la Pro Vercelli è stato frutto di un paio di occasioni favorevoli (il bel goal di Panizzi ed un rigore di un Santini ancora confuso) e, soprattutto, dell’incapacità della Pro di affondare il colpo proprio quando i Grigi erano più deboli.

Ma se trionfo e disastro sono due impostori, qual è la reale misura di questa squadra? La pancia sogna, eccome se sogna, ma la testa ci ricorda che questo organico è di livello medio-basso, che la salvezza, cioè la permanenza in Serie C, deve restare il suo obiettivo fondamentale e che, conseguentemente, ci si deve concentrare piuttosto sulle ultime partite così da evitare ulteriori scivoloni “alla piacentina” e cercare di chiudere nel modo più dignitoso possibile. Nel frattempo, godiamoci anche, in un Moccagatta non propriamente pieno, la soddisfazione di quello zoccolo duro di fedelissimi che mai hanno abbandonato il “Vecchio Orso”, quest’anno a dire il vero un po’ spelacchiato, e che hanno continuato ad incitare i giocatori al di là di qualsiasi polemica nei confronti della società ricordandoci che, in fondo, il risultato lo fanno quelli che scendono in campo ed è a quei giovanotti che bisogna lanciare il proprio grido di incitamento per far sì che la vittoria smetta di essere una chimera.

Silvio Bolloli

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