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La Croce è la Via

Vi proponiamo le meditazioni scritte da madre Anna Maria Cànopi per la Via Crucis al Colosseo del Venerdì Santo del 1993, presieduta da papa Giovanni Paolo II. I testi sono accompagnati dalle immagini del film “La passione di Cristo” di Mel Gibson, uscito nelle sale nel febbraio 2004.

  •  Gesù è condannato a morte
  • Gesù è caricato della croce
  • Gesù cade la prima volta
  • Gesù incontra sua madre
  • Gesù è aiutato da Simone di Cirene
  • Gesù è asciugato in volto da Veronica
  • Gesù cade la seconda volta
  • Gesù incontra le donne di Gerusalemme
  • Gesù cade la terza volta
  • Gesù è spogliato delle sue vesti
  • Gesù è inchiodato sulla croce
  • Gesù muore sulla croce
  • Gesù è deposto dalla croce
  • Gesù è sepolto
 

«“Sia crocifisso!”. Signore Gesù, questo grido di condanna, questo urlo disumano, continua a levarsi contro di Te da una folla concitata, irresponsabile, suggestionata e accecata dal male. Non Te, che ora sei l’Eterno Vivente, ma se stesso l’uomo condanna alla morte, quando non si cura che prevalga l’ingiustizia, quando sceglie violenza e corruzione, quando calpesta il piccolo e l’innocente e getta la propria dignità umana come un rifiuto nelle immondizie. Per il tuo silenzio di umiltà e di amore e per l’immensa pena di Maria tua Madre, Signore Gesù, abbi di noi pietà!».

 

«Gesù, nostro Signore, l’intera tua esistenza sulla terra fu un cammino di umiliazione e di croce. A portare il legno del supplizio ti eri già addestrato a Nazareth nella quotidiana fatica del lavoro e poi andando per le città e i villaggi ad annunziare ai poveri il Regno dei cieli, il tuo Regno, che non è di questo mondo. Il tuo carico, Signore, siamo noi, noi, duri di cuore e lenti a capire, noi, quando addossiamo agli altri il peso della nostra cattiva coscienza, quando davanti a ogni forma di povertà e a ogni grido di aiuto rimaniamo nella paralisi della nostra viltà e del nostro disimpegno. O buon Pastore, che ancora porti sulle tue sacre spalle tutta l’umanità, pecorella smarrita, abbi di noi pietà!».

«Le tue cadute, Signore Gesù, sono un mistero di compassione verso di noi: è infatti nella nostra umana debolezza che Tu hai voluto patire. “Lo spirito è pronto – hai detto – ma la carne è debole”. Tu, Dio-il Forte, sei caduto sotto la croce perché ogni uomo sappia riconoscere la propria fragilità e non confidi in se stesso, ma trovi nella tua grazia la forza di rialzarsi e riprendere il cammino portando dietro a Te la sua croce. Tu sei sempre là dove c’è un uomo che vien meno; ti poni, pietoso, sotto di lui perché non cada sui sassi della strada, ma sopra di Te, Roccia di salvezza. Gesù, Figlio di Dio, che ti sei fatto carico di tutta la debolezza dell’uomo, abbi di noi pietà!».

«Signore Gesù, lungo la via della croce, nell’ora della solitudine e dell’abbandono, non poteva mancare Lei, la tua Madre. Fin dalla tua infanzia portava nel cuore la profonda ferita di quella parola e la custodiva in silenzio perché vergine, in Lei, era anche il dolore. Possa non mancare mai ad alcun uomo che soffre un cuore di madre vigile, pietosa, una presenza di tenerezza e di consolazione. Possa ogni figlio riconoscere la madre, e ogni madre accompagnare il figlio nell’arduo cammino della vita in una fedeltà che non si arresti nemmeno davanti all’estremo sacrificio. Gesù, Figlio della Benedetta tra le donne, per l’amore e il dolore di tua Madre, abbi di noi pietà!

«Signore Gesù, il tuo invito è molto esigente! Noi vorremmo seguirti sulla via della Vita, ma tu ci fai passare per la via della morte! È qui che noi ci scontriamo con le nostre viltà e le nostre paure. Per evitare di incontrarci con la realtà della croce, noi, induriti nel cuore, deviamo il cammino e chiudiamo gli occhi davanti alle tue sofferenze che continuano nei nostri fratelli. Abbiamo bisogno anche noi, come Simone di Cirene, che qualcuno ci sospinga intensamente a caricarci, con amore, pure della croce degli altri. Potremo così sperimentare la grande forza che scaturisce dal sostenere insieme, con fede invitta, le molteplici prove della vita. Gesù, Dio Forte, che ti sei fatto debole fi no ad avere bisogno dell’aiuto dell’uomo, abbi di noi pietà!».

«Nessun volto è più bello del tuo, Signore Gesù, che sei venuto a mostrarci lo splendore della gloria del Padre. Eppure sulla via della croce, sfi gurato dalla bruttezza dei nostri peccati, nemmeno d’uomo avevi più l’aspetto. Fu lei, allora, a guardarti con lo sguardo del cuore; fu lei, la pia Veronica, ad asciugarti il volto insanguinato; e tu glielo donasti allora, impresso nel velo, pieno di fascino nel silente mistero. Quel gesto di virile coraggio e femminile gentilezza fu come lo svelamento della tua identità, o Cristo, Figlio di Dio! Nella nostra società in cui ogni puro e delicato sentimento è calpestato e fatto oggetto di volgarità e di disprezzo, la donna sia ancora e sempre, o Signore, un supplemento di grazia e di bontà, una sacra icona da cui irradia la tua divina, consolatrice bellezza. Signore, dolce Volto di Servo soff erente, abbi di noi pietà.»

«La prima caduta di un uomo può suscitare sentimenti di pena e comprensione, la ricaduta, invece, suscita spesso scandalo e indignazione. Chi potrà mai conoscere il mistero di umiltà nascosto nel tuo ripetuto venir meno lungo la via, Gesù, uomo dei dolori? Davvero tu hai voluto essere provato in ogni cosa come noi, eccetto il peccato. Proprio per l’amore che ti ha spinto a rivestirti delle nostre infermità sei diventato per noi fortezza e scudo di difesa contro gli assalti ricorrenti del male. Cadremo, sì, cadremo forse tante volte ancora sotto la sferza della tentazione, ma Tu ci sosterrai, Signore, e ci farai di nuovo camminare a testa alta, partecipi della tua regale dignità. O Cristo, Buon Samaritano pietosamente chino sulle nostre ferite, abbi di noi pietà!».

«Una donna aveva un giorno versato sui tuoi piedi, Gesù, lacrime di amore e pentimento. Ancora una donna – e si chiamava Maria – durante un’ultima cena aveva versato sul tuo capo profumo di nardo purissimo… Ora ti vengono incontro, piangenti, le “figlie di Gerusalemme”, le donne della stirpe di Rachele, per fare su di Te l’accorato lamento. Sì, è ben giusto che Tu sia pianto come un figlio primogenito, il più caro, votato alla morte. Ma Tu le inviti a piangere sulla loro sorte di madri desolate, di madri spogliate, come alberi da frutto investiti dalla bufera. Sono una moltitudine, queste donne, sopra la terra… Piangono, sì, piangono, le madri su quest’ora tragica della nostra storia, ma in seno a Te e in seno alla tua Madre versino il fiume delle loro lacrime, perché ogni dolore abbia la sua compassione, la grazia dell’amore che redime. Signore Gesù, Primogenito tra molti fratelli, abbi di noi pietà!».

«Signore Gesù, nello schianto della terza caduta riconosciamo il crollo delle nostre presunzioni. Tu ci vuoi insegnare ad attendere la salvezza unicamente da Dio nostro Padre. Il tuo silenzio di umiltà e il tuo mite patire ci fanno intuire il segreto della forza interiore che spinge avanti il tuo cammino di filiale obbedienza. Possa questa tua forza d’amore comunicarsi al cuore di ogni uomo affranto sotto i colpi della prova, al cuore di ogni giovane ricaduto nel baratro dell’alienazione… Venga spezzato il giogo di ogni schiavitù e, risollevati dal tuo perdono, tutti gli uomini possano ristorarsi alla fonte viva del tuo eterno Amore. Gesù, nostra forza e nostra salvezza, abbi di noi pietà!».

«Sei entrato nel mondo spogliandoti della tua gloria di Figlio di Dio, per nascere figlio dell’uomo. In quest’ora decisiva di tutta la storia anche la tua umanità viene spogliata da mani profane… Il tuo corpo, quel vergine corpo che si era formato nel grembo immacolato della Vergine, è denudato e fatto oggetto di irriverenza e di volgarità. Eppure Tu sei Re; Tu sei l’unico Signore del mondo! Vedere Te è vedere la luce, toccare Te è toccare il fuoco. Come oseremo guardarti noi, che ti abbiamo buttato addosso il fango del nostro peccato? Portando su di Te la nostra vergogna, Tu ci rivesti della tua santità. La tua tunica inconsutile è la veste nuziale che doni alla tua dilettissima Chiesa. Per tutte le nostre divisioni, Signore Gesù abbi di noi pietà!».

«Come una vite rigogliosa che la bufera ha spogliato dei suoi verdi pampini, così Tu, appeso al legno della croce, sei divenuto spettacolo al cielo e alla terra. Il tuo corpo esteso in dimensione cosmica è tutto dono e tutto accoglienza. E l’antico nemico è ancora lì, puntualmente, per tentare l’ultimo disperato attacco. “Scendi… ! Salva te stesso!”. Signore Gesù, se Tu fossi sceso dalla croce noi tutti saremmo perduti; se Tu avessi mostrato la tua divina potenza, non sarebbe sgorgato sul mondo il fiume di grazia che rigenera i credenti a vita nuova. Benedetto quel legno per mezzo del quale Tu stesso ti sei inchiodato al volere del Padre a salvezza di tutti noi! Per tutte le nostre viltà e disobbedienze, Signore, abbi di noi pietà!».

«Il potere delle tenebre sembra prevalere: Tu, Uomo-Dio, tragicamente solo, sospeso tra la terra e il cielo, sei l’arbitro della storia. Questa è l’ora “zero”. Il tuo grido di morente lacera lo spessore grigio del tempo e dischiude per noi le soglie radiose dell’eterno regno dei viventi. Il gemito del tuo morire affidandoti alle mani del Padre, diventa grido di gioia nel cuore della Madre Chiesa per la nascita dell’uomo nuovo. Grande è questo mistero! E Maria, tua-nostra madre, in consapevole silenzio, presso la tua croce, sta. Agnello di Dio che lavi i peccati del mondo, abbi di noi pietà!».

«Sotto la croce, pronta a raccoglierti come il grappolo maturo staccato dalla vite, sta la tua Madre: calice traboccante di amore e di dolore. Ma anche altre donne – le più fedeli – rimangono a guardarti, il cuore in piena per l’empatia con la tua morte e il tacito dolore di Maria. Ti sono presenti, in esse, tutte le madri, tutte le figlie, le spose, le sorelle, tutte le donne, ministre di carità e di consolazione. Di loro Tu hai sempre bisogno nella persona di chi soffre, di chi muore. Suscita ancora, Signore Gesù, donne della stirpe di Maria, icone viventi della tua tenera pietà, perché, dalla culla alla tomba e anche oltre, ogni umana creatura possa sentirsi amata e custodita, nel tuo santo Nome, in seno alla santa madre Chiesa. O Cristo, calice di salvezza, abbi di noi pietà!».

«Sul monte Calvario è sceso, con la sera, un grande silenzio. Il dolore non ha più lacrime, non ha più parole mentre, avvolto nel bianco lenzuolo, il corpo del più bello tra i figli dell’uomo viene deposto nella roccia scavata a sepolcro. Giuseppe di Arimatea, discepolo buono, compie per il suo dolce Maestro gli ultimi gesti dell’umana pietà e della religiosa devozione. Ora il re dorme, vigilato da guardie, ma non è sepolta con Lui l’intrepida speranza. Sì, perché dopo il suo intimo tormento egli vedrà la luce, dopo essersi offerto in espiazione, gli darà una lunga discendenza (cf Is 53, 10-11). Nel cuore della notte il seme si prepara a germinare; già l’aria si va profumando di nuova primavera: ne hanno un presagio, indugiando là, nel giardino, l’ardente Maria di Magdala e l’altra Maria… Gesù, nostra Vita e nostra Risurrezione, noi crediamo in Te!».

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