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La testimonianza di fede del partigiano “Bisagno”

INTERVISTA AL NIPOTE ALDO GASTALDI

Il cardinal Angelo Bagnasco ha avviato il processo di beatificazione

Con l’editto del 31 maggio 2019 il Cardinale Angelo Bagnasco ha dato inizio al processo circa «la vita, le virtù e la fama di santità in specie e i fatti straordinari in generi del Servo di Dio Aldo Gastaldi, fedele laico». I primi a darne notizia sono stati i giornalisti de “Il Cittadino”, il settimanale della diocesi di Genova, e da lì l’apertura del processo canonico di beatificazione e canonizzazione di “Bisagno” ha fatto il giro del mondo, rimbalzando anche sulle prime pagine dei più importanti quotidiani nazionali. Quella del partigiano Aldo Gastaldi (Granarolo, 17 settembre 1921 – Desenzano del Garda, 21 maggio 1945) è una storia di fede e di lealtà che noi di Voce vi abbiamo già (in parte) raccontato due anni fa, attraverso le parole del nipote Aldo. Comandante della “Cichero”, la divisione più grande operante nella “sesta zona” ligure, Bisagno è stato uno dei maggiori esponenti del movimento di Resistenza italiano. Le testimonianze dei “suoi” partigiani, raccolte nel film-documentario di Marco Gandolfo intitolato proprio “Bisagno”, sono commoventi: quei ragazzi, affascinati dall’amore a Cristo del loro capo, avrebbero dato la vita per lui. E alcuni di loro, di fronte a un uomo di fede vera e vissuta, si convertirono. Nella mattinata di sabato 15 giugno, a Rovegno, piccolo comune in provincia di Genova, si è tenuto il
primo annuncio pubblico dell’apertura della causa di beatificazione, promossa dal “Comitato per Aldo Gastaldi Bisagno” (www.aldogastaldibisagno.it). «Lo Spirito Santo aleggiava, il silenzio e il raccoglimento erano davvero impressionanti» ci racconta Aldo Gastaldi, nipote di Bisagno. «È stato stupendo: la Celebrazione Eucaristica è stata presieduta da S.E. mons. Nicolò Anselmi, erano presenti altri amici Sacerdoti, vi erano varie autorità, era rappresentata la Regione. Il Sindaco di Genova Marco Bucci ha tenuto l’orazione ufficiale».

Aldo Gastaldi

Aldo, te l’aspettavi?
«Per me portare avanti questa causa è stata un’esigenza del cuore. Me lo auguravo, e oggi è accaduto: lo vivo come un dono per tutta la comunità. Anche se Aldo ha sempre cercato il nascondimento, non ha mai voluto emergere come personaggio pubblico. Ti racconto un aneddoto: nell’immediato dopoguerra, avendo saputo che un giornalista stava per far uscire un articolo molto elogiativo nei suoi confronti, si precipitò a Genova, impedendogli categoricamente di pubblicarlo, presentandosi personalmente in redazione. Non voleva notorietà».

Con quale “spirito” e con quali aspettative affrontate l’apertura della causa di beatificazione?
«È uno spirito di bellezza e di verità. Si lavora per un solo scopo, la Gloria di Dio. In questi anni ho visto che i giovani rimangono colpiti dalla testimonianza di vita e di fede di “Bisagno”. Il messaggio di Aldo non è ancora emerso nella sua interezza, se non con lo splendido film-documentario di Marco Gandolfo e il lavoro di questi anni: noi continueremo a muoverci perché questo accada, abbiamo toccato con mano che la sua testimonianza fa bene. Tanto bene».

Qual è il messaggio di Bisagno?
«Qualunque forma di libertà che non riconduce a Cristo è una strada disseminata di pericolose false luci. L’unica garanzia di libertà è la verità che arriva da Dio, dalla Sua Parola, dalle Sue Leggi. Tutto qui. Lo ribadisco lontano da ogni spirito polemico, ma desidero che sia chiaro l’intento. Il Comitato non propone un mito, ma la testimonianza di vita e di fede di un ragazzo che sin dalla più tenera età ha messo silenziosamente al centro della sua vita la radicalità del Santo Vangelo».

Andrea Antonuccio

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