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«Un luogo dove si coglie il primato della preghiera»

PELLEGRINAGGIO DIOCESANO A LOURDES

Il vescovo ha incontrato suor Bernadette Moriau, ultima miracolata

Eccellenza, lei è appena rientrato dal Pellegrinaggio diocesano con l’Oftal a Lourdes. La sua prima impressione?
«È stata come sempre un’esperienza bellissima e densa di fatiche… come tutte le esperienze bellissime!».

Sappiamo che ha avuto la fortuna di incontrare il dottor Sandro De Franciscis, responsabile del “Bureau Medical” di Lourdes, e con lui l’ultima miracolata, suor Bernadette Moriau. Com’è andata?
«Si è trattato di un incontro particolarmente bello, nel quale abbiamo potuto godere della straordinaria competenza tecnica del dottor De Franciscis, che ci ha accompagnato nello sviscerare l’aspetto scientifico di due guarigioni inspiegabili. Ci ha condotto per mano fino all’apertura al Mistero che viene sancita ufficialmente dal Vescovo della diocesi di provenienza della persona guarita: è il Vescovo che dichiara per decreto che ci troviamo di fronte a un miracolo. E la testimonianza di suor Bernadette Moriau, ultima miracolata di Lourdes, è stata particolarmente significativa…».

Ci può raccontare?
«Suor Bernadette è una donna molto serena e sorridente, che si è trovata oggetto di un miracolo da parte di Dio senza averlo chiesto. E anzi, aveva pregato la Madonna che lo concedesse a qualcuno di più giovane. La suora era affetta da cauda equina, una patologia degli ultimi segmenti della colonna vertebrale. Questa sindrome le causava una contrazione del piede sinistro che le impediva di appoggiarlo a terra se non sulla punta, e una serie di forti dolori alla colonna che l’avevano costretta ad assumere morfina per 14 anni e a portare delle protesi. Addirittura, al suo medico curante che l’aveva invitata al pellegrinaggio da lui stesso organizzato, lei aveva risposto sorridendo: “Non creda che la Madonna mi faccia un miracolo, perché io non ci credo…”».

E invece?
«E invece tre giorni dopo il ritorno a casa, sfinita per il viaggio, suor Bernadette è uscita da camera sua per la prima volta per partecipare all’Adorazione Eucaristica, portando nel cuore ancora l’eco di quella vissuta a Lourdes. Quel giorno nella cappella della sua comunità provò una grande pace e un calore interiore diffondersi in tutto il corpo. Tornata in camera sentì una voce che le diceva: “Togliti gli ausili”. E togliendo l’ausilio protesico dal piede scoprì che era tornato in posizione normale: levò tutto e scoprì di non avere alcun dolore e di essere in piena salute. Il giorno successivo con una consorella camminò per cinque chilometri nei boschi. È un segno straordinario di Dio al suo popolo, per rafforzarlo nella fede e per confermare l’opera di Maria presso il Santuario di Lourdes, ormai da 161 anni».

Guarigioni fisiche evidenti, ma non solo…
«La Madonna a Lourdes fa sentire tutta la dolcezza della sua maternità con cui si prende cura degli ammalati nel corpo, come pure di coloro che sono sofferenti nell’anima. Questa presenza è forse il dato più avvertito dai pellegrini che si recano al Santuario, in modo particolare la sera tardi, nella Grotta, dopo che la giornata di duro servizio è terminata. Tanti, nel silenzio della notte, percepiscono in modo veramente vivo la presenza di Maria, che ispira e diventa una forza di rinnovamento e cambiamento nella quotidianità della vita ordinaria».

Come conciliare l’intenso servizio a Lourdes come volontari con la preghiera? Apparentemente questa seconda dimensione sembra soffrire un po’…
«Una cosa che si percepisce è che tutte le guarigioni fisiche e spirituali, vera ragione per cui i malati si recano in questo luogo, non sono il frutto delle proprietà chimico-fisiche dell’acqua o di una sofisticata dinamica psico-sociale, ma dell’intervento diretto di Maria attraverso la Sua intercessione. I tanti malati da assistere sono presenti proprio in virtù della percezione dell’intercessione, ed è per questo che qui, diversamente da molti altri contesti della vita umana, la parte spirituale, cioè la preghiera, accompagna il servizio fisico. Lourdes è un luogo dove l’uomo più facilmente coglie il primato della preghiera rispetto a quello dell’azione».

Carlotta Testa

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